Lo stalker della Valsugana è di nuovo in prigione
Arrestato. Non ha saputo resistere alla tentazione lo stalker Wafa Abou Daher , è ritornato ieri pomeriggio. Nonostante il provvedimento di sorveglianza speciale emesso la settimana scorsa dal Tribunale di Trento, che prevedeva l'arresto immediato qualora si fosse avvicinato al paese in Valsugana dove abita la sua vittima. Azione in Senato di Sergio Divina (Lega Nord)
VALSUGANA - Arrestato. Non ha saputo resistere alla tentazione lo stalker Wafa Abou Daher , è ritornato ieri pomeriggio. Nonostante il provvedimento di sorveglianza speciale emesso la settimana scorsa dal Tribunale di Trento, che prevedeva l'arresto immediato qualora si fosse avvicinato al paese in Valsugana dove abita la sua vittima. Fulmineo l'intervento dei carabinieri del Nucleo radiomobile di Borgo Valsugana, in collaborazione con i colleghi della stazione di Strigno, che allertati dalla madre lo hanno tradotto nel carcere di Spini a Gardolo.
Il pm Davide Ognibene ha chiesto al Gip la custodia cautelare in carcere. Cinque minuti soli di orologio perché la gazzella da Borgo raggiungesse la casa della giovane. Quel tempo breve che è sembrato eterno, fatto di terrore e minacce, elargiti dallo stalker senza riguardi nel ristorante della famiglia. Lo avevano visto dirigersi verso il paese alle 14.30 di ieri, a piedi dalla stazione dei treni, in località Barricata. Sapeva bene dove andare Wafa Abou Daher. La sua meta era già tracciata e l'ha perseguita, senza tentennamenti e senza sosta per oltre due anni. Senza ravvedimento alcuno, anche dopo quattordici mesi di carcere. Lo ha detto anche ai carabinieri che vuole a tutti i costi quella bambina bionda, veduta di sfuggita per l'attimo di uno sguardo senza neanche una parola di saluto, una sola volta. La vuole da portare via con sé. Per sposarla, ha ribadito con forza alla madre, perché gliel'ha detto anche il suo dio.
Lo ha scritto anche dal carcere dove ha scontato otto mesi la prima volta e due pene di tre mesi ciascuna perché recidivo. Ad attenderlo in questo pomeriggio, che dovrebbe decretare la fine di un incubo, la madre, la zia e una conoscente che lo hanno affrontato a viso aperto. Il loro racconto è dettagliato e fa venire i brividi. «Perché non la smetti? Vergognati. Sai che stai rovinando la ragazza e la sua famiglia?», lo ammonisce la zia. Lo stalker, dallo sguardo serafico, incurante che quel gesto gli sarebbe costato il carcere risponde senza scomporsi: «Io la amo. E anche lei mi ama, lo so. Sei tu - si rivolge di scatto alla madre - che le impedisci di vedermi. Io ho visto tua figlia sei mesi fa a Milano. Non mi interessa se sta con un altro. Per lei sono disposto a sopportare anche il tradimento».
La minorenne vive segregata da un mese ormai, in una località lontana dalla Valsugana. Prima ancora viveva sotto stretta sorveglianza dei genitori, su indicazione delle forze dell'ordine, che la seguivano passo passo in ogni più piccolo spostamento. Milano e qualsiasi altra meta sono rimaste solo sogni nella mente di una giovane a cui è stata lacerata la giovinezza.
«Finisci in galera stavolta», lo minaccia un'amica di famiglia. «Che mi importa - risponde lo stalker - io non ho paura. Io ritorno. Faccio forse due, tre anni in prigione? Io ritorno. Prima o poi lei sarà con me».
Parole che arrivano dritte nello stomaco di chi le ascolta come un pugno e che muovono la rabbia. Wafa Abou Daher ha scritto la sentenza nella vita della sua giovane vittima innocente: «fine pena mai».
Chi la salverà questa ragazza? Chi la salverà questa famiglia?. Poi d'un tratto, all'arrivo dei carabinieri, Wafa Abou Daher, lancia la sua sfida spietata ai genitori: «Vi farò saltare la casa se non mi date quello che chiedo».
La mamma ancora una volta lancia il suo grido di disperazione: «Quando esce, siamo sicuri che ritornerà. Noi non cederemo al suo ricatto e non ce ne andremo per evitare che trovi nostra figlia. Lo stalker gode di asilo politico nel nostro paese per motivi umanitari (è siriano ndr). Ebbene io fin da ora chiedo la scorta per mia figlia per lo stesso motivo».