A piedi per una notte da Trento alla Comparsa

Quando la semplice croce in legno giunge nella conca del Santuario della Comparsa, il cielo è già azzurro ed il bosco ha risvegliato gli uccelli che cantano. Dietro la croce, almeno cinquecento pellegrini che anche quest’anno hanno accolto l’invito dell’arcivescovo al grande pellegrinaggio a piedi dalla cattedrale di Trento a Piné. Sono i giovani della diocesi, ma con loro anche tanti adulti, donne, e una pattuglia di anziani. Ed hanno camminato tutta la notte.

di Gigi Zoppello

 

Quando la semplice croce in legno giunge nella conca del Santuario della Comparsa, il cielo è già azzurro ed il bosco ha risvegliato gli uccelli che cantano. Dietro la croce, almeno cinquecento pellegrini che anche quest’anno hanno accolto l’invito dell’arcivescovo al grande pellegrinaggio a piedi dalla cattedrale di Trento a Piné. Sono i giovani della diocesi, ma con loro anche tanti adulti, donne, e una pattuglia di anziani. Ed hanno camminato tutta la notte: «Una volta era sempre così - ci racconta un uomo dai capelli bianchi - i pellegrinaggi si facevano solo a piedi. Sono venuto perché mi ricordo di quando questo pellegrinaggio lo facevo da bambino».


Nel Duomo di Trento, domenica sera, il vescovo Bressan in concelebrazione con tutti i parroci della città, aveva affidato loro il messaggio: cercare Gesù, averlo come compagno di viaggio nella notte, ed accettarne la sfida. E lungo tutto il percorso le letture scelte dal gruppo coordinato da don Tiziano Telch della Pastorale giovanile avevano usato le parole dei due nuovi Santi Papi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Brani dalle loro omelie, e da quelle di Papa Francesco che i ragazzi amano già come un padre. Brani in gran parte riferiti alle Gmg, le Giornate mondiali della gioventù, che alcuni dei giovani trentini hanno vissuto di persona e ricordano.


È un pellegrinaggio, non una marcia, ma alla fine - mentre la fatica si fa sentire - nella conca della Comparsa don Telch  si lascia scappare che quest’anno è stato realizzato il «record della pista», e i pullman per il rientro a Trento che dovevano giungere alle 6, vengono chiamati in anticipo. Tutto è filato liscio, non ci sono stati problemi, anche perché dietro l’appuntamento si è mossa una vera «rete» solidale: dai vigili urbani di Trento che hanno scortato la processione su per la Saluga, alle Laste, poi a Cognola e fino al bivio della Strada dei Forti; ai vigili del fuoco volontari di Civezzano e degli altri corpi lungo il percorso (Madrano, Canzolino, poi Piné); agli alpini che hanno allestito in piena notte i punti di ristoro con thé caldo e brioche; ai sanitari della Croce Rossa, dell’ambulanza e dell’auto medica, sempre presenti in coda per eventuali problemi. Non ce n’è stato bisogno.


Don Telch fa il bilancio: «In Duomo per la Messa eravamo 600-700. All’arrivo a Montagnaga almeno 500: don Stefano (il parroco della Comparsa) mi ha detto che le panche nella conca accolgono mille persone, ed erano sicuramente piene a metà. Sabato gli iscritti erano 350, ma molti si sono aggiunti dopo, anche lungo il percorso».
Infatti il «serpentone» animato da canti, con un perfetto sistema di amplificazione a totem portati a spalla, è andato via via cambiando: a Civezzano qualcuno ha lasciato il gruppo perché provato dalle prime tre ore trascorse camminando. Ma a Madrano e Canzolino altri - provenienti dalla conca di Piné e da Pergine - si sono aggiunti.


«Siate coraggiosi: accettare la sfida di Gesù vuol dire non accontentarsi di vivacchiare, ma vivere fino in fondo. Il messaggio che porta è rivoluzionario» ricordano gli animatori dagli altoparlanti. E i ragazzi camminano nella notte buia: si attraversano i paesi in silenzio, Madrano alle tre di notte, e i pochi che si svegliano sentendo il rumore dei passi vedono un piccolo fiume tranquillo di gente che pasdsa seguendo una croce. Poi il bivio del lago di Canzolino, dove i clienti dell’hotel si affacciano in vestaglia. Infine la lunga salita nel buio assoluto del bosco per Buss e Guardia, dove l’alba fa capolino sul gruppo che non rinuncia ai canti, aiutato dalla recita del Rosario. «Maria veglia su di noi e ci protegge» ricorda l’amplificazione, e ormai la mèta è vicina, dopo sette ore di marcia.
Dal buio si esce alla luce, e ciascuno affida la sua preghiera, scritta su un pezzo di carta, al braciere che arde davanti alla Comparsa. Un segno di croce, un bacio lanciato all’aria, un pensiero a chi non ha potuto esserci. Ed infine una grande pace, una gioia appagante, viatico per un ritorno nella propria vita di tutti i giorni.

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