Calisio, torna l'allarme per le moto sui sentieri
Arriva la bella stagione e puntualmente ritornano i motociclisti sui sentieri del Calisio. Alla redazione dell'Adige.it sono arrivate già diverse segnalazioni sul ripetersi di questo fenomeno che disturba la quiete anche nei pressi di aree protette, come il biotopo Le Grave. Il percorso che da questa zona umida va verso il lago di Santa Colomba è uno dei luoghi in cui sono stati avvistate, lo scorso week-end, diverse moto da enduro che scorazzavano rumorosamente in pieno giorno, nel bosco, dentro e fuori le piste forestali
Arriva la bella stagione e puntualmente ritornano i motociclisti sui sentieri del Calisio. Alla redazione dell'Adige.it sono arrivate già diverse segnalazioni sul ripetersi di questo fenomeno che disturba la quiete anche nei pressi di aree protette, come il biotopo Le Grave. Il percorso che da questa zona umida va verso il lago di Santa Colomba è uno dei luoghi in cui sono stati avvistate, lo scorso week-end, diverse moto da enduro che scorazzavano rumorosamente in pieno giorno, nel bosco, dentro e fuori le piste forestali.
La problematica, a quanto pare, riguarda un po' tutti i versanti del Calisio, specie quelli verso Albiano, Bosco di Civezzano e Meano-Montevaccino. A lasciare interdetti i lettori che ci hanno contattato è stato in particolare l'evidente senso di impunità che caratterizza chi utilizza come piste da motocross i sentieri di un frequentato angolo verde del Trentino.
«Io stavo camminando poco lontano dal lago, scendendo dalla Grave, quando è sopraggiunto alle mie spalle un gruppo di quatto motociclisti, tutti bardati con tute tecniche, che mi hanno superato sgommando e poco dopo sono usciti dal bosco, hanno attraversato la provinciale che sale da Albiano a Santa Colomba, e hanno di nuovo imboccato una strada forestale in località Provene con segnavia che indicano Acquaviva, Albiano e Fornace. Un paio di loro, fra l'altro, anziché seguire la pista ha letteralmente "arato" un pezzo di terreno a bordo strada per entrare nel bosco», racconta un testimone chiedendosi quale sia il livello dei controlli, se nel primo pomeriggio, a pochi passi dal lago di Santa Colomba, queste persone si sentano libere di aggredire in quel modo l'ambiente naturale. «Eppure - osserva il nostro lettore - si tratta di un fenomeno così rumorose che alle forze dell'ordine basterebbe poco per metterlo nel mirino e intervenire...».
Si tratta di una testimonianza che sostanzialmente disegna lo stesso scenario proposto da altri escursionisti che si sono imbattuti nei motociclisti che sul Calisio, a quanto pare, a volte si sfidano anche in una sorta di competizioni «clandestine». Questo un altro racconto che ci era pervenuto l'anno scorso: «Camminavo sul sentiero 421, dal lago di Santa Colomba verso il rifugio Campel, quando ho sentito rombi pazzeschi provenire dalla direzione cui ero diretto. Poco dopo ho visto che nella boscaglia accanto si susseguivano i passaggi di una serie di moto da cross. Era come se si stessero sfidando in una gimkana tra gli alberi, utilizzando in questo percorso anche tratti del sentiero, il segnavia 422 che interseca il 421 per Cortesano proprio in quel punto, il cui toponimo è Dolasi, a quota 900 slm. Quando hanno notato che li stavo osservando e seguendo i motociclisti abusivi si sono allontanati sgasando rumorosamente sul sentiero che scende verso Cortesano. Purtroppo erano mimetizzati tra i rami e non sono riuscito a fotografarli bene come volevo (comprese le targhe delle moto), però ho immortalato le tracce che hanno lasciato nel bosco. La cosa che più mi ha colpito è stata la senzazione di trovarmi di fronte a persone che non avessero minimamemtne il senso per l'ambiente naturale in cui si trovavano».
Il presidente della commissione sentieri della Sat, Tarcisio Deflorian, attivo anche nell’associazione ecomuseo dell’Argentario, in quell'occaisone aveva confermato al'Adige che il fenomeno perdura da tempo: «In passato abbiamo ricevuto parecchie segnalazioni su questo tipo di trasgressione, sia per quanto ri- guarda il Caliso sia in altre zo- ne di media quota in provincia. Succede soprattutto in primavera e nel tardo autunno. Abbiamo interessato il corpo forestale e mi risulta siano state rilevate diverse contravvenzioni. Certo, per chi spesso è in servizio da solo non è semplice l’opera di sorveglianza, tanto meno affrontare un gruppo che può anche incutere un certo timore. Il Calisio, fra l’altro, che presenta molteplici accessi e vie di fuga, nella vegetazione, è un’area complicata da controllare. Anche nei casi già noti, si trattava di motociclisti attrezzati di tutto punto, dunque non semplici ragazzini disobbedienti ma adulti consapevoli di violare le norme. Se qualcuno reputa che si debba permettere l’uso delle moto nei boschi, dovrebbe avere la maturità di farne una battaglia politica, non infischiarsi delle regole».
Secondo Deflorian, qualcosa si potrebbe fare sul fronte della deterrenza, oggi rappresentata dalle pene pecuniarie (da 50 a 500 euro per i trasgressori sulle strade forestali, il doppio sui sentieri e dintorni): «Ma ciò che veramente avrebbe effetto sarebbe il sequestro del mezzo».
Ecco le foto dei luoghi degli avvistimanenti
Nella foto qui sopra e sotto, si notano le tracce lasciate dalle moto