Pallanuoto vietata in piscina: proteste in piazza a Levico

Slogan di rabbia. Una decina di minuti davanti al municipio. Il tutto sotto gli occhi attenti delle forze dell'ordine. Martedì sera la protesta dei giovani pallanuotisti della società Stile Libero Valsugana. «È la prima volta che scendiamo in piazza ma quando la situazione raggiunge certi livelli anche la pazienza viene messa dura prova». Così  Mario Taglianozzi , l'allenatore che da anni segue i ragazzi. Al suo fianco diversi genitori, dirigenti e la presidente della società,  Paola Parisi

di Massimo Dalledonne

Slogan di rabbia. Una decina di minuti davanti al municipio. Il tutto sotto gli occhi attenti delle forze dell'ordine. Martedì sera la protesta dei giovani pallanuotisti della società Stile Libero Valsugana. «È la prima volta che scendiamo in piazza ma quando la situazione raggiunge certi livelli anche la pazienza viene messa dura prova». Così  Mario Taglianozzi , l'allenatore che da anni segue i ragazzi. Al suo fianco diversi genitori, dirigenti e la presidente della società,  Paola Parisi .
Da anni Stile Libero fa attività sportiva a Levico ma, per tutta una serie di ragioni, i suoi atleti spesso devono allenarsi e giocare fuori paese. Lontano dalla piscina comunale cittadina. Alcuni urlano: «Comune, dacci la palla». Altri espongono cartelli. Una protesta civile davanti al municipio. Poi, tutti insieme, sono partiti in corteo, per raggiungere la piscina.
Perché protestate? «Da qualche settimana non possiamo allenarci. Il gestore ribadisce che la Federazione Italiana Nuoto non ha dato l'omologazione della struttura per l'attività di pallanuoto. Ma questo provvedimento - ricorda la presidente Parisi - non riguarda gli allenamenti e già in passato, come succede in tantissime vasche d'Italia, abbiamo giocato a Levico con le deroghe concesse dal comitato provinciale». I ragazzi-atleti hanno il dente avvelenato. Non accettano di subire una decisione che proprio non digeriscono. La piscina comunale è stata data in gestione alla Rari Nantes Valsugana, società con cui la Stile Libero Valsugana fin dall'inizio non è mai andata d'accordo.
«Noi, come società, da anni ci sentiamo torteggiati - prosegue Parisi - e questa è la classica goccia che fa traboccare il vaso. Al comune chiediamo di intervenire e di permettere ai nostri ragazzi, come avviene da anni, di continuare a giocare a Levico». Sono una quarantina gli atleti iscritti alla Stile Libero Valsugana. Tra un mese e mezzo inizieranno i campionati. Ed i ragazzi hanno anche fatto un filmato, sarà messo anche su youtube, che li ritrae in allenamento, in piscina, a Levico. «Ma è un allenamento virtuale - racconta Taglianozzi - senza palla, visto che non ci è permesso, a causa della mancata omologazione, entrare in vasca con il pallone da gioco».
La pazienza dei ragazzi è arrivata al limite. «Appena eletti, ci siamo subito confrontati con il sindaco e la giunta - rimarca Parisi - prospettando i problemi da tempo in essere e finora mai risolti. Ora ci troviamo qui a protestare e chiedere al comune che i nostri ragazzi possano tornare ad allenarsi regolarmente». Sono cinque le formazioni di pallanuoto dello Stile Libero Valsugana. Oltre alla squadra dell'acquagol, anche quelle under 13, under 15, under 17 e under 20. Una quarantina di ragazzi seguiti da 3-4 allenatori.
«Abbiamo interpellato anche la Fin - spiegano gli stessi dirigenti - ricevendo ampie rassicurazioni che i nostri ragazzi possono tranquillamente allenarsi, con la palla, in vasca. La mancata omologazione, anche se a giorni arriverà la deroga che ci permetterà di giocare i campionati, riguarda solo l'attività agonistica».
Al gestore ed al Comune atleti e dirigenti chiedono solo di giocare e di fare attività sportiva in vasca. In passato, forzatamente, hanno dovuto emigrare in altre vasche del Trentino. Addirittura fino a Bolzano. «Non meritiamo questo trattamento - conclude Taglianozzi - soprattutto i ragazzi, molti di loro giocano a pallanuoto da molti anni. Sono entusiasti e lo dimostrano in ogni partita che ci porta a frequentare diverse strutture del Triveneto». Il messaggio è chiaro: vogliono solo giocare. Ora la palla (visto che loro non la possono utilizzare in piscina) è in mano al comune ed al gestore dell'impianto.

comments powered by Disqus