Accattoni, a Pergine sarà vietato mendicare

A Pergine come peraltro in molti altri centri trentini e italiani non si potrà mendicare. Il regolamento di Polizia urbana approvato con i soli voti della maggioranza dal consiglio comunale prevede delle sanzioni per chi chiede denaro per strada. Secondo la maggioranza, è un atto dovuto perché dietro alle persone che chiedono c'è il racket criminaleI tuoi commenti

di Daniele Ferrari

ELEMOSINA__4471493.jpgNo all'elemosina, un atto caritativo che non aiuta chi ha bisogno, ma che nasconde sfruttamento, elimina la dignità e crea «schiavitù». Sul tema dell'accattonaggio è intervenuto il vicesindaco e assessore alle attività sociali di Pergine Daniela Casagrande (pratica ora vietata dall'articolo 50 lettera E).

 

«Una disciplina severa dell'elemosina ha molte ragioni - spiega Casagrande - quella che noi chiamiamo elemosina, anche quei centesimi di euro che diamo ad una persona, non va a vantaggio di chi la chiede: non lo aiuta. Chi chiede l'elemosina davanti alla chiesa, al cimitero, al mercato, davanti alle edicole è sempre e soltanto una persona sfruttata. Sfruttata da persone senza scrupoli che le comprano, le riducono in schiavitù, che "mettono all'asta" le loro deformità, la loro assenza di futuro, la loro disperazione. Dare l'elemosina a queste persone significa finanziare chi le obbliga, chi le sfrutta, chi le trasforma in merce. Dietro a queste persone, a questi disperati, c'è un'organizzazione che li sfrutta».


Già nel settembre del 2013 l'amministrazione di Pergine aveva in parte modificato il regolamento di polizia urbana (datato 1924) prevedendo che «è vietato mendicare nelle fiere e nei mercati, ovvero in prossimità di edifici pubblici, ospedali, scuole e case di cura, gli esercizi commerciali, davanti o all'interno di luoghi di culto o cimiteri, ovvero in aree nelle quali è tutelata la circolazione pedonale e nei centri abitati delle frazioni; è altresì vietato mendicare facendo uso di animali».


«Dare l'elemosina non cambia la vita delle persone che la ricevono, nel Trentino di oggi il vero problema non è la sopravvivenza - spiega la vicesindaco - l'obiezione più forte all'elemosina è sulla dignità delle persone. Chi chiede l'elemosina in ginocchio ha perso la propria dignità: anzi, della perdita della propria dignità ha fatto un paradossale punto di forza. L'aiuto, che dobbiamo alle persone più deboli e più fragili, deve essere prima di tutto l'aiuto a trovare un riscatto, a ritrovare la dignità. Facendo l'elemosina noi finanziamo dei ricchi sfruttatori».


Da qui un impegno dei responsabili delle politiche sociali anche a livello comunale. «Le nostre politiche sociali vanno a difesa degli ultimi, ci sono persone "normali" che, in un momento inaspettato della propria vita (perdita lavoro, fallimento, separazione, famiglia con figli piccoli e genitori anziani, con mutui) si trovano dalla parte sbagliata, sul "lato B" della società. La disperazione, a volte, inizia così, per sbaglio. Aiutiamo chi vorrebbe lavorare ma non trova lavoro, chi vorrebbe pagare il mutuo ma non ha i soldi, chi ha genitori anziani ma non trova chi li possa aiutare».

 

«Questo regolamento non deve essere il pretesto per parlare di repressione - conclude il vicesindaco Casagrande - non siamo contro i disperati, ma contro quelli che li sfruttano e li riducono in schiavitù. Vogliamo creare un clima favorevole al rispetto delle persone, ma nello stesso tempo un clima ostile per chi crede di fare quello che vuole, contando sul nostro buon cuore, su un'idea sbagliata di tolleranza. Se si vuole dare qualcosa a chi ha più bisogno, diamolo alle organizzazioni di cui ci possiamo fidare: altrimenti non aiutiamo nessuno».  

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