Acquista casa, addio caparra da 140.000 euro Imprenditore a processo per truffa
Il sogno di acquistare casa talvolta può trasformarsi in incubo. È accaduto ad una settantenne che aveva deciso di comprare a Pergine. La donna mise un annuncio nella bacheca di un bar. Venne contattata da un imprenditore del settore edile, Mario Roat (conosciuto anche per essere stato un ex consigliere comunale) che aveva alcune soluzioni abitative da proporle. I due si incontrarono e Roat mostrò alla signora alcuni appartamenti.
Uno di questi, in via Celva, piacque. Il prezzo richiesto per l’immobile finito, in quel momento in fase di ultimazione, era di 180 mila euro. Le parti firmarono il compromesso presso gli uffici della società di costruzioni che aveva realizzato l’immobile. L’acquirente versò una consistente caparra (120 mila euro), altri 20 mila doveva versarli al rogito e gli ultimi 40 mila entro dicembre 2014.
Dopo circa un mese venivano versati a Roat altri 20 mila euro per l’acquisto del materiale necessario per le finiture. Il tempo trascorreva, ma l’appartamento non era pronto e Roat temporeggiava. In querela l’acquirente sostiene di essere stata convinta a firmare un accordo di risoluzione del contratto preliminare a fronte del quale Roat avrebbe dovuto restituire entro 31 dicembre 2014 la somma incassata, cioè 140 mila euro. Alla scadenza del termine, però, i soldi non tornarono sul conto della signora che iniziò a sentire puzza di bruciato.
A questo punto la donna, difesa dall’avvocato Claudio Tasin, sporse querela. Le indagini si sono concluse con il rinvio a giudizio di Roat per truffa.
Da parte sua l’ex consigliere comunale, difeso dall’avvocato Antonio Angelini, respinge le accuse. Il legale sostiene che non c’è stata alcuna truffa e che l’intera vicenda non ha rilievo penale. E i risparmi che la signora non ha più?
«L’appartamento - sottolinea il legale - era nella disponibilità di Roat come parziale pagamento dei lavori fatti sull’immobile. Era tutto alla luce del sole tanto che il preliminare fu sottoscritto negli uffici dell’impresa. I ritardi poi hanno indotto le parti a risolvere il contratto. Roat si era impegnato a pagare, e lo è ancora, ma purtroppo nel frattempo la crisi ha colpito anche lui. Alcuni clienti, tra cui Jobstraibizer costruzioni ora in concordato, non lo hanno pagato. E così non è stato in grado di rispettare l’impegno preso».