Salute, domande su Villa Rosa ma Zeni non dà assicurazioni

di Alberto Piccioni

Il futuro prossimo, anche per la città di Pergine, sarà fatto di nuove strategie, possibilmente «low cost», per rimandare più possibile il ricovero delle persone anziane in casa di riposo, affiancando le famiglie e favorendo la qualità della vita degli over 85. 
L’assessore provinciale alla Sanità, Luca Zeni, chiamato dal «suo» partito, il Pd, a una serata pubblica sul tema del futuro della sanità, cui hanno partecipato circa 50 persone, ha tracciato un quadro chiaro di cosa ci aspetta di qui al 2050. Ma in merito alle annose questioni perginesi, come l’utilizzo dell’ospedale Villa Rosa, non ha potuto dare quelle rassicurazioni che il sindaco Roberto Oss Emer gli ha pubblicamente chiesto alla fine dell’incontro.
 
Il tema del Villa Rosa era forse il più caldo della serata e quando l’illustrazione di Zeni è terminata lo ha toccato per prima Marina Taffara, segretaria del Pd locale, chiedendo sinergie tra la struttura ospedaliera e la scuola, il «Marie Curie». Le ha fatto eco l’ex sindaco Renzo Anderle, preoccupato nel constatare la diminuzione da 90 posti letto previsti agli attuali 54. 
In zona Cesarini, quando la serata sembrava conclusa, l’attuale primo cittadino ha chiesto a Zeni quando accadrà che al Villa Rosa venga portata la scuola di Fisioterapia. Ma la stessa direttrice della Riabilitazione fisica dell’ospedale, Nunzia Mazzini, ha smorzato gli entusiasmi: «Perché incancrenirsi sulla scuola di fisioterapia? Già esiste, a Rovereto, e funziona bene!». Secondo la dirigente, dunque, nella situazione attuale non avrebbe senso portare qui la scuola. 
Poco confortante e assolutamente generica la conclusione dell’assessore: «Villa Rosa ha degli spazi così abnormi che si può pensare di metterci qualsiasi cosa». Peccato sia dagli anni ’80 che si fanno ipotesi più o meno vaneggianti e la realtà sia una mega struttura che può accogliere al massimo 54 pazienti. 
 
La serata si è concentrata, all’inizio, sull’assistenza agli anziani. Ottomila solo le persone affette da demenza oggi in Trentino: si stima che se ne aggiungeranno 500 ogni anno. Questo significa che strutture coma la casa di riposo di Pergine, S. Spirito - Fondazione Montel dovranno accogliere in proporzione tutti gli anziani non più autosufficienti? «Il sistema non potrà accogliere tutti - ha detto Zeni - solo la metà di 17.000 anziani non autosufficienti previsti per il 2030 potranno essere accolti in strutture come le case di riposo». Per gli altri? «È questo il vero dramma delle famiglie su cui dobbiamo intervenire e avere la capacità di guardare al futuro».
 
Occorre rinviare quindi il momento in cui scatta la non autosufficienza, facendo in modo che le persone anziane abbiano la possibilità di mantenersi attive, di incontrarsi. Zeni ha parlato di risposte flessibili: ci sono già esperienze di anziani che vivono in appartamenti assieme con giovani e studenti, condividendo le spese e favorendo lo scambio intergenerazionale. Insomma: ci vuole fantasia per costruire un mondo dove le relazioni umane dovranno, piano piano, sostituire o integrare il welfare pubblico.

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