Shop Center chiuso a Pasquetta Ma poi sarà un tour de force
Chiuso il Lunedì di Pasquetta, per la gioia dei commessi e dei loro familiari. Ma la giornata di affari (o presunti tali) sacrificata sull’altare della festa cristiana sarà recuperata completamente con due aperture straordinarie. Infatti, se lo Shop Center Valsugana di Pergine applica mezza giornata di chiusura settimanale il lunedì mattina, lunedì 24 aprile e lunedì 1 maggio (Festa del Lavoro) il complesso sarà aperto tutto il giorno, dalle 9 alle 20. Considerando che anche il 25 aprile (Festa della Liberazione) i 58 negozi del centro saranno chiamati a tenere alzate le saracinesche, il conto dice che i commessi o titolari di piccoli esercizi potrebbero essere obbligati a prestare la propria opera per 20 giorni consecutivi, senza potersi riposare: da martedì 18 aprile a domenica 7 maggio.
Dunque, mentre i sindacati proclamano l’astensione dal lavoro per le due festività del 25 aprile e 1 maggio nei negozi della Coop Alto Garda a causa di un difficile vertenza contrattuale, in Valsugana si crea una situazione delicata. Quanto possa esserlo lo spiega il segretario di Uiltucs-Uil, Walter Largher.
«La legge stabilisce che i lavoratori del commercio hanno diritto a un giorno di riposo su sette, calcolato sulla media delle due settimane: quindi, è possibile che siano chiamati a lavorare per 12 giorni consecutivi, ma poi devono riposare per almeno due giorni. Il mancato rispetto di questa previsione - avverte il sindacalista - comporta una denuncia penale, non una sanzione amministrativa».
Il problema è che a Pergine i piccoli negozi del centro commerciale non possono stare chiusi, neppure se i loro titolari (magari costretti a turni pesanti insieme ai dipendenti) volessero: «Per regolamento interno dello Shop Center - prosegue Largher -, chi chiude quando il centro è aperto deve pagare una multa salata: è già successo in passato».
Di fronte alla situazione attuale , Largher invita i lavoratori a far valere i propri diritti: «I dipendenti che vogliono astenersi dal lavoro nei giorni festivi devono comunicare alle rispettive aziende che, siccome il lavoro in queste giornate è facoltativo, non effettueranno la prestazione che comunque viene retribuita». Però nei negozi del polo perginese i contratti di apprendistato e a termine sono molti e tanti lavoratori non osano opporsi alle aperture non stop: «È vero - ammette il sindacalista -, ma al Poli molti sono a tempo indeterminato e basterebbe che si facessero sentire quelli, per iniziare a cambiare le cose. Ora come ora non è possibile fare altro, finché non si aprono spiragli (articolo a sinistra) per modificare il decreto Monti che consente aperture 24 ore su 24».
Lamberto Avanzo, segretario di Fisascat Cisl, concorda con quanto detto da Largher ma vede comunque ancora il bicchiere mezzo pieno: «Se lo Shop Center chiude a Pasquetta, siamo comunque su un cammino positivo, e possiamo cominciare a far passare un messaggio diverso che tiene conto della vita delle famiglie e delle offerte del territorio. Intanto, cerchiamo con l’assessore Olivi una strada normativa che ci accomuni all’area dell’Euregio, piuttosto che al Friuli".
A questo proposito, è attesa entro pochi giorni la sentenza della Corte Costituzionale sulla legittimità della legge con cui la Regione Friuli Venezia Giulia ha deciso l’anno scorso la chiusura degli esercizi commerciali in determinati giorni dell’anno considerati di grande valore simbolico per la comunità (1° gennaio, Pasqua, lunedì dell’Angelo, 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno, 15 agosto, 1° novembre, 25 e 26 dicembre). Una chiusura non totale, però: la legge friulana lascia liberi gli esercenti delle «località a prevalente economia turistica» di decidere se tenere aperto e con che orari. Il Governo ha impugnato la legge regionale perché contrasta con la legge nazionale che invece sancisce il principio della libera apertura.
«Sulle aperture festive è necessario che la politica prenda posizione e che lo faccia in tempi rapidi»: così la pensa anche il segretario della Filcams del Trentino, Roland Caramelle, che torna a chiedere una legge che fissi, nero su bianco, le festività in cui i negozi dovranno restare con le serrande abbassate: «Ci attendevamo un primo incontro con l’assessore Alessandro Olivi già per la fine di marzo» spiega Caramelle «Così non è stato, le settimane passano e ci troveremo a brevissimo ad affrontare la questione negozi aperti per il 25 aprile e il 1° maggio. È ora che la politica, e la giunta provinciale in primis, prendano posizione su questo tema, decidendo da che parte stare. Serve una nuova legge che regolamenti le aperture festive in provincia e serve che il testo arrivi in aula in tempi brevi».
Perché il tutto aperto sempre ha già fatto il suo tempo. «Anche molti dei sostenitori della prima ora hanno fatto marcia indietro» sottolinea Caramelle «Le aperture selvagge non hanno solo peggiorato le condizioni di lavoro dei commessi e la vita delle loro famiglie, ma non hanno prodotto quel decollo dei consumi che tutti speravano. La gente non acquista di più. Gli unici ad averne avuto un vantaggio sono i grandi punti vendita e le catene. Non si può restare in attesa del verdetto della Corte costituzionale sulla legge emanata dalla regione Friuli Venezia Giulia per capire da che parte stare. Occorre una presa di posizione netta. C’è in ballo un modello commerciale, ma anche un’esigenza sociale a cui dare risposte».