Il Fersina merita più acqua
Con acqua o senza acqua il torrente Fersina fa sempre discutere, in attesa della salvaguardia della sua portata e ambiente fluviale. Oltre 200 persone hanno affollato giovedì la sala della banda a Pergine per ascoltare spunti e riflessioni del «Comitato di tutela del torrente Fersina e dei suoi affluenti» e dal «Comitato permanente per la salvaguardia delle acque del Trentino», mettendo al centro derivazioni, concessioni e future prospettive del torrente, che parte dai dai 2036 metri del Lago di Erdemolo, attraversa l’omonima valle, poi i comuni di Pergine e Trento, per confluire dopo 37 chilometri nel fiume Adige. Secondo i dati del 2009, in 130 chilometri quadrati del bacino sono attive 733 concessioni e 938 derivazioni per un utilizzo annuo di 162,4 milioni di mc d’acqua.
In sala anche i sindaci di Pergine Oss Emer, Frassilongo Groff e Palù del Fersina Moltrer, i pescatori Fersina e Alto Brenta con il presidente Sergio Eccel e l’ittiologo Lorenzo Betti, molti rappresentanti di associazioni ambientaliste trentine e di Belluno. Dopo l’introduzione della giornalista dell’Adige Giorgia Cardini, è stato Simone Petri, presidente del comitato di tutela perginese, illustrare la delicata situazione ambientale del tratto perginese del torrente Fersina, dove a fronte di ripetuti periodi di secca (anche nei mesi invernali) si assiste a improvvisi e incontrollati rilasci (come mostrato da un breve filmato ripreso dal portale de l’Adige).
«Il Fersina ha un grande valore storico, ambientale e paesaggistico per Pergine - ha spiegato Petri - che in gran parte ha cancellato il suo "canale macinante" usato per molini ed attività artigianali; ora si sovrappongono vari utilizzi (idroelettrico, irriguo e anche ludico), evidenziando la necessità di una maggiore tutela, rivedendo l’utilizzo della centrale di Canezza: secondo i dati provinciali del 2009 in ben tre punti del suo bacino non viene rispetto il Deflusso minimo vitale (Dvm)».
Considerazioni d’attualità visto che a breve la conferenza dei servizi provinciali si pronuncerà sulla sostenibilità ambientale (procedimento di Via) per il rinnovo della concessione ad uso idroelettrico della Fersina alla centrale di Canezza da parte di Comune di Pergine e Stet Spa (un prelievo annuo di 36,8 milioni di metri cubi d’acqua, ma un ricavo di 274.661 euro annui il 2,5% del fatturato totale di Stet Spa). «Serve una nuova fase di confronto e studio per verificare il rispetto del deflusso minimo vitale nei corsi d’acqua trentini, elaborare la definizione di "Deflusso minimo ecologico", e ponderare vantaggi e ritorni idroelettrici con il rispetto di interessi ambientali e locali» ha spiegato Salvatore Ferrari del Comitato permanente trentino nato nel 1996, e riattivato ad inizio 2017 a fronte di nuove richieste di concessioni (ben 16 quelle sul fiume Noce esaminate il prossimo 21 febbraio dalla conferenza dei servizi).
Se il professore Michele Siligardi ha ricordato valore ambientale di torrente e zona riparia (presidio contro azoto e fosforo), e la necessità di evitare piene e dilavamenti che intaccano microrganismi, flora e fauna, è toccato al naturalista Michele Caldonazzi ricordare il rapporto storico tra il Fersina e la città di Trento (il corso cittadino venne modificato tre volte), ora stretto tra alti argini e zona di proliferazione di piante infestanti non autoctone.
Nel dibattito finale Lorenzo Betti, a nome dei pescatori perginesi ha invitato a proseguire nel dialogo con assessorato e servizi provinciali (il primo incontro lo scorso 25 febbraio), annunciando la presentazione di due osservazioni nell’iter per il rinnovo delle concessioni idroelettriche per la centrale di Canezza e quelle attive a S. Orsola e Palù del Fersina (3 quelle in essere).