"Scordiamoci la figura del parroco di una volta Il futuro della Chiesa è nella comunità"
Teatro comunale di Pergine quasi esaurito per l’assemblea pastorale di zona, sabato mattina: circa 400 persone provenienti da tutta la zona pastorale (da Civezzano, Pinè, Pergine, Valle dei Mocheni, altipiani di Folgaria e Lavarone, Levico, Borgo, Tesino, Primiero) si sono ritrovate per questo momento di inizio di un nuovo cammino fatto di comunità, che amplia gli orizzonti e sconquassa nel profondo la struttura stessa della Chiesa trentina. Una struttura, come hanno evidenziato in apertura il vescovo, don Lauro Tisi, e il vicario di zona, don Antonio Brugnara, che sempre più spesso ha mostrato tutti i suoi limiti: una struttura che ormai era rivolta a pochi, che non risponde più alle esigenze dei tempi.
Don Antonio ha accomunato la situazione attuale della Chiesa al dipinto «Cristo nella tempesta sul mare di Galilea» di Rembrandt: un momento di tempesta dove però non ci si deve rassegnare, non si deve aver paura, non si deve pensare all’organizzazione. La soluzione, secondo don Antonio, viene solamente se si tornerà a guardare a Gesù di Nazareth.
«È finita una realtà pastorale - ha detto quindi don Lauro - che vedeva il parroco al centro di tutto. Dobbiamo scordarci della figura del parroco come era una volta, anche se nella testa di molti si è ancora fermi a questa realtà. Il futuro è nella comunità, ed anche il vescovo deve camminare fra la comunità, anche perché al giorno d’oggi c’è un preoccupante sempre più crescente desiderio di avere un uomo solo al comando che risolve tutti i problemi. Non è in questo modo che si aprirà la strada del futuro. Abbiamo bisogno di appartenenza e fraternità nella solitudine dei nostri giorni. Ma non siamo sul baratro, come ho sentito dire, anche se alcune strutture non esisteranno più».
Il vescovo ha quindi tracciato le linee che hanno portato alla decisione di sopprimere i decanati: «La zona pastorale non sostituisce l’impostazione dei decanati, non avrebbe avuto senso pensarla in questo modo -ha detto don Tisi- ma è una realtà che guarda avanti. Abbiamo bisogno di comunità nuove che si costruiscono e generano futuro sul Vangelo, e non sul campanile». Una vera e propria «tempesta ecclesiale», per riprendere il paragone di don Antonio Brugnara, dove ripensare anche al ruolo dei sacerdoti e dei laici: «State vicini ai vostri sacerdoti -ha proseguito il vescovo- e aiutateli in questo momento, così come vanno a loro volta sostenuti i laici, silenziati per troppo tempo dai presbiteri con grande colpa della Chiesa».
Nella seconda parte dell’assemblea è stato dato spazio agli interventi che hanno dato voce alle varie realtà territoriali di questa nuova zona pastorale: don Paolo Vigolani, vicario parrocchiale a Pergine e incaricato per la pastorale giovanile, ha illustrato le varie attività che fanno della Valsugana una terra ricca di giovani che si impegnano, anche con esperienze nelle case di riposo o nel pellegrinaggio diocesano a Lourdes; quindi Alessandro Gremes, della Caritas di Levico, ha illustrato l’importanza della presenza costante del Centro d’Ascolto e Solidarietà nel tessuto sociale; poi Stefano Mattivi, del gruppo famiglie del Pinetano, ha spiegato come la voglia di creare un GrEst abbia unito genitori e figli in una formula di successo; il diacono Sergio Oss ha mostrato la voglia di mettersi in gioco dei giovani nei percorsi post-cresima; infine Elisa Faoro ha parlato dell’esperienza che ha unito associazioni e gruppi attorno alle riflessioni sull’enciclica Laudato Si’.
Una realtà, quella della zona pastorale Valsugana e Primiero, che inizia ora a muovere i primi passi di comunità, per un nuovo modello di Chiesa.