Maltempo, scia di danni anche per i pescatori
Un impegno costante per la salvaguardia del patrimonio ittico e dell’ecosistema naturale dei torrenti dell’Alta Valsugana e del lago di Caldonazzo, ma anche la necessità di far fronte ad oltre 80 mila euro di spese per danni causati dal maltempo alla pescicoltura e all’impianto ittiogenico di Sant’Orsola. Questi i temi affrontati nell’assemblea annuale dell’associazione Pescatori Fersina ed Alto Brenta, tenuta ieri all’auditorium delle scuole elementari Don Milani di Pergine. Assemblea annuale preceduta da una parte straordinaria dove il commercialista Giorgio Demattè ha spiegato le modifiche allo statuto necessarie per recepire la nuova normativa del «Terzo Settore».
Tra le novità più rilevanti l’apertura dell’associazione anche a pescatori non residenti in provincia o nei comuni dell’Alta Valsugana, Valle di Cembra e Altopiani Cimbri, l’obbligo di svolgere solo attività sportiva dilettantistica e di considerare solo residuali eventuali operazioni commerciali (con impossibilità di distribuire utili o ristorni ai soci). Statuto approvato con una sola astensione, mentre il successivo bilancio 2018 (illustrato sempre da Demattè) ha ottenuto l’unanimità dei soci.
L’associazione Pescatori Fersina ed Alto Brenta chiude il 2018 con 29 mila euro di utile d’esercizio, con i ricavi a 175 mila euro (5 mila euro in meno dell’anno prima) e i costi a 146 mila euro (15 mila in più). Se il fondo cassa attuale è di meno 44.430 euro (meno 45.476 nel 2017), è ora atteso un contributo dalla Comunità di Valle di 32 mila euro (ultima trance dei 105 mila euro legati ad una convenzione triennale), mentre le quote da soci, permessi d’ospite e ricavi pontile dovrebbero superare i 76 mila euro (circa 4 mila euro in più).
«La nostra associazione è impegnata nell’attività di gestione del patrimonio ittico pubblico - hanno spiegato il presidente Sergio Eccel e l’ittiologo Lorenzo Betti -. Su concessione della Provincia siamo chiamati a salvaguardare, mantenere e ripopolare il patrimonio ittico locale. Di fronte a tale responsabilità, si spiegano gli investimenti e impegni per creare incubatoio e pescicoltura (oltre 200 mila euro negli ultimi anni) e la costante tutela di ecosistema e patrimonio ittico».
Nell’ultimo anno sono stati così prodotti oltre 361 mila uova e avannotti di trota lacustre e immesse nel bacino di Caldonazzo oltre 15 mila «trotele», con 261 mila uova di trota fario deposte nei torrenti e rivi, 3.600 trote marmorate e più di 600 mila uova di coregone a Caldonazzo.
«Continua anche l’impegno per il ripopolamento dell’alborella che è alla base della catena alimentare (si ciba di plancton e salvaguarda altri specie come il persico) - ha spiegato Sergio Eccel -. La vera minaccia sono le specie non autoctone e asiatiche (pesce gatto e carpe) che stanno intaccando il patrimonio ittico locale».
Dopo le domande dei soci è stato il segretario Andrea Fontanari a illustrare i gravi danni subiti dopo la piena e i dilavamenti di fine ottobre nel torrente Fersina. Ammontano a circa 80 mila euro i danni subiti all’opera di presa della pescicoltura in località Clom e al bacino ittiogenico in località Caspito a Sant’Orsola, dove è stata danneggiata anche la strada (depositati oltre 3,5 metri di ghiaia): i ripristini verranno attuati nel 2019 con l’intervento del servizio provinciale Bacini Montani.