Cassa Rurale Alta Valsugana nessun ribaltone, Senesi batte Andreaus e resta presidente
Nessun ribaltone, nessun terremoto. I soci della Cassa Rurale Alta Valsugana hanno deciso che non è ancora tempo di cambiare, per affidarsi alla guida del docente universitario ed economista Michele Andreaus. E hanno riconfermato il presidente uscente Franco Senesi con 1.173 voti, ossia il 61,3% dei consensi, rispetto ai 733 voti (il 38,3% del suo sfidante).
Che la posta fosse alta si sapeva da settimane, ma lo si è capito ancora meglio quando alle 16.20 sono stati forniti i numeri dei partecipanti all’assemblea, mai così alti dalla fusione avvenuta nel 2016: 1.709 i soci fisicamente presenti, 366 quelli che si sono affidati alla delega, per un totale di 2.075 registrati. Segno che la sfida era sentita. Ma si è dovuto aspettare ancora molto prima di poter votare: solo dopo le 18 infatti sono iniziate le operazioni, chiuse alle 19.30. Alla fine, a votare per la presidenza sono stati 1.913 soci.
Ai candidati sindaci (in scadenza l’intero collegio), consiglieri e presidenti sono stati concessi 5 minuti ciascuno per presentarsi, senza distinzione di ruolo. Le sfide più accese erano, come noto, tra i candidati per un posto di consigliere della circoscrizione Pinetana Renato Mattivi (proposto dal Cda ma uscito sconfitto), che si è definito consigliere «scomodo» e ha puntato sui concetti di economia solidale e di centralità dei soci, e Michele Plancher (proposto da soci e il più votato), che ha rivendicato di avere le competenze professionali «necessarie per sedere in un Cda» e ha proposto la trasformazione dei campanili in «pilastri della comunità» stretta intorno alla sua Rurale. Scontata invece la riconferma di Stefano Zampedri per la circoscrizione di Pergine, che ha rivendicato il lavoro fatto in questi anni, tirando anche la volata a Senesi, ringraziato alla fine in modo particolare «per la sua competenza, professionalità ed esperienza».
Finite le autopresentazioni di candidati sindaci e consiglieri, è stato Andreaus a prendere il microfono prima dello stesso Senesi, che ha motivato la propria candidatura come un’esercizio di democrazia previsto dallo statuto, «per dare ai soci una possibilità di scelta». Ha scandito poi l’intenzione di limitare il proprio impegno al vertice della Rurale a due mandati triennali al massimo, «perché alternare le cariche è vitale per ogni organizzazione, in quanto fa crescere nuove idee e modi di vedere. Mandati troppo lunghi generano invece comportamenti non sempre corretti».
Ma prima di tutto il professore ha puntato l’indice sulla necessità di recuperare il rapporto coi soci, definendo «deludenti» le partecipazioni alle pre assemblee di aprile. Come? «Coinvolgendoli in incontri territoriali, consultandoli sulle criticità, confrontandosi con loro. Qui e così si costruisce il progetto di banca di comunità, perché l’efficienza non basta». E per costruire una banca di comunità «serve fare crescere persone giovani, perché si impegnino e siano i dirigenti di domani».
Se Andreaus ha fatto leva sul sentire dei soci, un sentire che era stato espresso anche in alcuni interventi critici durante la discussione sul bilancio (articolo a lato), Senesi - che i risultati li aveva rivendicati nella relazione al bilancio - ha tentato di demolire l’idea di essere al timone della banca da troppo tempo, 29 anni: «Distinguo nettamente - ha detto - due periodi: il primo alla guida della Rurale di Pergine (dal 1990 al 2016, ndr) caratterizzato dalla continuità normativa; il secondo dopo la fusione, dove tutto è cambiato in fretta, dalle normative all’avvento delle nuove tecnologie. Due periodi diversi, con l’ultimo che produrrà ancora molti cambiamenti e per questo mi pare di aver fatto un lungo periodo di formazione». Per Senesi «essere banca non è facile, a volte le idee non bastano, servono tempo, impegno e passione. Auspico anche che gli amministratori futuri non abbiano solo competenze tecniche ma anche sensibilità, magari acquisite impegnandosi nel volontariato». L’appello finale del presidente uscente ai soci si è basato su una massima di Leonardo Da Vinci: «La sapienza è figliola dell’esperienza». Esperienza che dunque Senesi ha rivendicato come proprio punto di forza, per affermare che non era ancora il momento di cambiare. E i soci gli hanno dato ragione.