Lavori nell'alveo del Fersina critiche del Comitato ai Bacini Montani
Da fine giugno sono iniziati i lavori che il Servizio Bacini Montani della Provincia ha predisposto nell’alveo del torrente Fersina, dal ponte al Croz del Cius al Ponte Regio: lavori che si sono resi necessari dopo il passaggio della tempesta Vaia dell’ottobre 2018, quando il torrente ha portato a valle una gran quantità di detriti e ghiaia. Si parla infatti di «rimodellamento del materiale inerte, recupero schianti e trattamento del materiale vegetale» che l’impresa Bianchi srl di Isera, su commissione della Provincia, sta portando avanti: uno scavatore è all’opera appunto per livellare i detriti ed al tempo stesso rimuovere praticamente tutta la vegetazione presente nell’alveo. È su questo punto, ma in generale su tutti i lavori, che il Comitato per la tutela del torrente Fersina ha sollevato molte perplessità. «I Bacini Montani - si legge in una nota del Comitato - stanno spianando il letto del torrente senza alcuna logica se non quella di raddrizzare il corso d’acqua. Già negli anni Novanta erano chiari i principali concetti da tenere presente in caso di ricostruzione morfologica di un corso d’acqua, operazione che dovrebbe far sì che il fattore morfologico e quello naturalistico vadano a braccetto. In questo caso invece sta distruggendo il Fersina con una ignoranza senza precedenti, non si considerano i concetti base, elementari per questo tipo di lavori».
In particolare, denuncia il Comitato, non si sta per nulla pensando alla tutela dell’habitat fluviale, reso invece una spianata ghiaiosa senza ombra e ripari per la popolazione animale, prima fra tutti quella acquatica. «È importante - prosegue la nota - valorizzare e gestire correttamente la vegetazione in alveo perché rappresenta l’anello di unione tra ambiente terrestre e quello acquatico, consolida le scarpate, rallenta la corrente, filtra gli agenti inquinanti, incrementa il valore paesaggistico e ricreazionale»: la settimana scorsa alcuni volontari hanno prelevato i pesci presenti in quel tratto di torrente, fra i quali oltre alle numerose trote sono stati trovati anche degli scazzoni, ad indicare la salubrità dell’acqua, tale grazie alla vegetazione prima esistente che filtrava anche i liquami delle fognature che, come più volte segnalato su questa pagina, sboccano direttamente nel corso d’acqua sotto Canezza.
«Considerando tutto questo -conclude la nota- si può capire che l’intervento di ricostruzione morfologica del Fersina, oltre che essere raro, sbagliato e fatto male, è estremamente dispendioso in termini economici soprattutto nel lungo termine».