Per 25 anni gli facevano prelievi illeciti dal conto, ora chiede 20mila euro alle banche
Nel 1993 attivò una linea di credito con una nota finanziaria: 3.230.000 vecchie lire - circa 1.600 euro di oggi - per acquistare uno stereo. Il prestito venne estinto nel giro di un paio d'anni, ma - senza che il risparmiatore si accorgesse di nulla - la finanziaria continuò ad addebitare somme sul suo conto
TRENTO. Nel 1993 attivò una linea di credito con una nota finanziaria: 3.230.000 vecchie lire - circa 1.600 euro di oggi - per acquistare uno stereo. Il prestito venne estinto nel giro di un paio d'anni, ma - senza che il risparmiatore si accorgesse di nulla - la finanziaria continuò ad addebitare somme sul suo conto. Qualcuno - le indagini, partite da Trento e poi trasmesse alla procura di Como forse ci diranno chi - si era appropriato dell'identità del risparmiatore di Pergine e aveva mantenuto in vita per decenni la linea di credito aperta nel 1993. L'ignoto truffatore informatico faceva spese e prelevava denaro contante dal bancomat.
Il risparmiatore, in precarie condizioni di salute, non si accorse di nulla. A scoprire quei prelievi non dovuti è stata la moglie che in seguito all'aggravarsi delle condizioni di salute del marito nel 2018 era stata nominata amministratrice di sostegno e poi - alla morte del consorte a soli 50anni - erede insieme ad altri familiari. Ad una attenta verifica del conto corrente del defunto, aperto presso una banca locale, la vedova si accorse degli anomali prelievi riferiti ad una linea di credito che non doveva essere più attiva. L'importo degli addebiti era variabile: si andava da un minimo di 13,03 euro ad un massimo di 2.625 euro. In totale quasi 20 mila euro andati ad una persone che non era il titolare del conto.
Cosa era accaduto? Di certo la somma è stata sottratta al risparmiatore. Questo è stato possibile perché ignoti sono riusciti ad entrare nell'area riservata dell'ignaro risparmiatore, area accessibile ma solo con le credenziali attraverso il sito internet della finanziaria. In questo modo la linea di credito attivata nel 1993 per acquistare uno stereo, da allora era sempre stata utilizzata dal truffatore per acquisti e prelievi. Le due banche alla richiesta di restituzione delle somme erogate illegittimamente - circa 20 mila euro - sin qui hanno declinato la richiesta.
L'istituto di credito locale, che non aveva mai avvertito il cliente dei prelievi progressivi e che mai aveva chiesto un consenso firmato al cliente, ha replicato che secondo gli accordi interbancari Sitrad la responsabile è la finanziaria. Quest'ultima invece sostiene che la responsabilità per l'ammanco era del cliente che non si era accorto dei prelievi su una linea di credito chiusa.
Gli eredi, assistiti dall'avvocato Roberto D'Amato, sostengono al contrario che le due banche, come da consolidata giurisprudenza, dovevano accorgersi di quanto accadeva sul conto e tutelare il risparmiatore. Per ora però la procedura di mediazione è stata respinta dalla banca. Alla fine il caso potrebbe finire davanti al giudice civile. Intanto è bene vigilare sul proprio conto corrente.