Zona di Levico e Caldonazzo, ci sono sempre più persone povere (soprattutto italiani)
Nel dettaglio, nei primi 6 mesi di quest'anno, sono state accolte 4.380 richieste di aiuto di 147 nuclei familiari (pari a circa 430 persone): di questi, il 52% è italiano, mentre il 48% vede origini straniere
LEVICO. È stato pubblicato, come ogni anno, il report dell'attività del primo semestre di quest'anno della Caritas di Levico e della zona dei laghi, che permette di avere una fotografia attuale e aggiornata della situazione sociale nella zona.
Sono ancora in aumento le famiglie che si rivolgono al Centro d'ascolto di Levico: crescono i bisogni, coperti dai volontari grazie, anzitutto, al sostegno del Comune di Levico (che prosegue ininterrotto dal 2020) e della Comunità di Valle. Sono in aumento, rispetto all'inversione di tendenza degli ultimi anni, anche gli stranieri.
Nel dettaglio, nei primi 6 mesi di quest'anno, sono state accolte 4.380 richieste di aiuto di 147 nuclei familiari (pari a circa 430 persone): di questi, il 52% è italiano, mentre il 48% vede origini straniere (in particolare si contano in questi mesi anche diversi nuclei ucraini).
I colloqui di ascolto sono stati 1.050, mentre le visite domiciliari per ascolto e sostegno sono state 566.Fra le operazioni più significative da ricordare 260 interventi di accompagnamento e sostegno, 124 contatti telefonici con le famiglie, 165 i sussidi economici e 810 i pacchi viveri distribuiti, 457 i pacchi igiene, 454 quelli di beni vari, 316 i buoni spesa erogati.
La maggior parte delle famiglie, il 71% (ovvero 105 nuclei) proviene da Levico, il 12% da Caldonazzo (18 nuclei), il 10% da Calceranica (14 nuclei), il 6% dalla Vigolana (9 nuclei) e 1 da Tenna.
Le entrate ricevute dalla Caritas, in questo primo semestre, ammontano a 125.977 euro, dei quali 82.012 euro arrivano da progetti e finanziamenti (dalla Caritas di Trento per il progetto InFondoSperanza, dal Comune di Levico e dalla Comunità di Valle, che ha girato alle varie Caritas zonali fondi per i buoni spesa, affitto e utenze), mentre 43.965 euro provengono da offerte varie (da privati anzitutto) e dal fondo cassa alla fine dell'anno scorso.
La quasi totalità di questo denaro è stato speso per gli aiuti: 29.803 euro per l'acquisto di viveri, 37.091 euro per i buoni spesa, 27.438 euro per il pagamento di affitti, 17.290 euro per il pagamento di utenze varie, 3.220 euro per visite specialistiche o medicine, 1.854 euro in materiali e rette scolastiche, 1.035 euro per biglietti di treni o autobus, 1.786 euro in aiuti vari, 2.100 euro è invece il costo della sede (fra affitto, utenze e assicurazione).
Proprio per il fatto che tutte le entrate, a causa anche della crescente richiesta, vengono reimpiegate negli aiuti, domenica scorsa nelle parrocchie della zona dei laghi si è svolta la "giornata della solidarietà", nella quale tutte le offerte raccolte nelle messe della zona saranno devolute alle famiglie bisognose.
«Sabato 30 luglio – aggiunge Alessandro Gremes, referente della Caritas levicense - nei supermercati di Caldonazzo ci sarà anche una raccolta alimentare per far fronte al bisogno nei pacchi viveri». Spiega inoltre che «quest'anno inoltre la Caritas festeggia i 15 anni di attività, che vorremmo festeggiare nel prossimo autunno. La sfida più difficile di questi anni è stata sicuramente tenere unito il gruppo, ma grazie alla preghiera, che ha un effetto di unità, non ci siamo mai fermati».
Anzi, il gruppo si è anche arricchito: sta andando a gonfie vele, oltre ogni più rosea aspettativa, l'esperienza - che prosegue da dicembre dell'anno scorso - che vede 13 giovani della zona affiancare i 13 volontari più "navigati" nel giorno di apertura del centro (sabato dalle 14 alle 17, in via Cavour), per aiutarli nella distribuzione e nell'attività caritativa. La brezza fresca dei giovani ha rotto il muro della diffidenza, raggiungendo lo scopo di arricchire, non solo di mera forza fisica, il gruppo che opera.
Unica nota negativo, secondo Gremes, l'accentramento a Pergine dei servizi sociali della Comunità di Valle, togliendo gli uffici di Levico: «Non è stata una scelta di welfare -chiosa Gremes- perché così facendo non si serve la popolazione che ha bisogno. Si vanno a colpire solo i più deboli, che ci rimettono sempre».