Lutto / Esequie

Lunedì a Costasavina i funerali di Patrizia Marchi, morta dopo un intervento chirurgico in ospedale

In attesa dei risultati dell’autopsia, la magistratura ha concesso il nulla osta per la sepoltura della operatrice sanitaria di 49 anni: «una mamma di famiglia coraggiosa, una donna impegnata nel sociale e nel lavoro»

IL FATTO Intervento di routine trasformato in tragedia

PERGINE. Si terranno lunedì prossimo, 17 febbraio, alle ore 14,30 nella chiesa parrocchiale di Costasavina i funerali di Patrizia Marchi in Roner, l’operatrice sanitaria di 49 anni deceduta al Santa Chiara nei giorni scorsi dopo un banale intervento chirurgico presso l’ospedale di Tione. Lo ha annunciato la famiglia dopo che la magistratura ha concesso il nulla osta, ad autopsia legale eseguita. 

La ricordano con amore il marito Marco, i figli Gaia e Matteo, i genitori Ezio e Alberta, la suocera Franca, le sorelle Monica con Mauro, Laura con Mirko e Luisa con Giuseppe, il cognato Michele con Clara, zii, nipoti e parenti tutti. 

Lunedi 17 febbraio alle ore 14:30 la cerimonia funebre sarà preceduta dalla recita del Santo Rosario. Seguirà la cremazione. La camera ardente sarà invece allestita al cimitero di Pergine dal pomeriggio di domenica 16 febbraio.

Intanto prosegue l’inchiesta della Procura di Trento, che è in attesa della perizia del medico legale veronese che ha eseguito l’esame autoptico e che dovrà dare le prime indicazioni sulla causa della morte della donna.

Sono tante, in questi giorni, le testimonianze di affetto e vicinanza giunte da amici, colleghi e persone del Perginese: «Il sorriso di Patrizia era davvero solare, ed i suoi modi sempre gentili e attenti sia in famiglia che sul posto di lavoro» le prime parole di Diego Pintarelli, noto medico di base di Pergine che ben conosceva Patrizia Marchi.

«Il marito Marco Roner è un mio parente e sono stato io a proporre a Patrizia di candidarsi alle Comunali del 2015 tra le fila di “Prospettiva Futura” una delle liste civiche in appoggio al sindaco Roberto Oss Emer - spiega ancora Diego Pintarelli - Patrizia non aveva mai accusato in passato alcun particolare problema di salute e svolgeva regolarmente il suo lavoro di operatrice socio-sanitaria (Oss) prima in una casa di risposo dei sobborghi di Trento e quindi presso l’Azienda sanitaria trentina. Ci lascia una mamma di famiglia coraggiosa, una donna impegnata nel sociale e nel lavoro e soprattutto una figura femminile dolcissima che aveva ancora tanti sogni e progetti futuri».

La notizia della morte di Patrizia Marchi si è diffusa all’inizio della settimana nella piccola frazione perginese di Costasavina adagiata sulle pendici della Marzola

«Una tragedia triste ed inaspettata che colpisce profondamente la nostra comunità - spiega il fiduciario comunale di Costasavina Dino Fontanari - Patrizia era giunta in paese circa 20 anni fa dopo il matrimonio con il marito Marco Roner già residente qui con i suoi genitori (il papà Giulio originario di Canezza è mancato solo lo scorso luglio). Una famiglia nota per la sua generosità e disponibilità e sempre pronta a mettersi a disposizione degli altri e della parrocchia, anche la figlia Gaia cantava nel nostro piccolo coro parrocchiale. Perdiamo una persona ancora giovane e pronta a spendersi in famiglia e il lavoro, che la nostra comunità ricorderà anche nei funerali stringendosi accanto al dolore del marito Marco e dei giovani figli Matteo e Gaia».

Anche l’amministrazione comunale di Pergine ha ricordato la figura di Patrizia Marchi.

«Ho conosciuto Patrizia durante la campagna elettorale per le Comunali del 2015 - spiega l’assessore comunale Carlo Pintarelli residente nella vicina Susà e candidato nella stessa lista civica - abbiamo condiviso tante idee e progetti per migliorare socialità e servizi nelle frazioni del conoide della Marzola. Idee e progetti a cui Patrizia ha visto interrompersi troppo in fretta e prematuramente, lasciando in tutti un grande vuoto, dolore e tristezza. Perdiamo una donna tenace e coraggiosa, capace anche di grande umanità e vicinanza verso i più fragili, come sapeva dimostrare nel suo prezioso lavoro a servizio di tanti ammalati o anziani».

 

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