Pergine, stop alla centrale a biomasse
Entro il 2020 il Comune di Pergine s'è impegnato a ridurre le emissioni di CO2 del 21,3%. Ma per la produzione di energia è definitivamente tramontato il progetto di una centrale a biomassa in zona Fosnoccheri. In 6 anni si tratterà abbassare di 29.597 tonnellate di CO2 il totale della anidride carbonica prodotta dalle famiglie perginesi (ogni nucleo produce in media 6 tonnellate annue di CO2, 1 per energia elettrica, 5 per metano o altri combustibili).
I dati sono stati resi noti durante la relazione sul Piano d'azione per l'energia sostenibile (Patto dei sindaci), approvato dal consiglio comunale nella seconda seduta di mercoledì sera e redatto a cura della Sipro Ambiente srl di Venezia. In sala consiliare Massimo Brait , ingegnere che ha seguito il piano per conto del Comune. I dati che si citano come base, a ben vedere, sono quelli del 2010 e i risultati del rapporto energetico su cui si basa il piano risalgono a ben 13 anni fa. Nel 2001 infatti le emissioni degli edifici comunali erano per il 51% prodotte dal metano, 12% dal gasolio e il 37% dai consumi elettrici. Gli edifici scolastici (materne elementari e medie) da sole producevano il 63% dell'inquinamento da CO2. Si tratterà, dati alla mano, di intervenire soprattutto sull'efficenza energetica di questi edifici (le medie Andreatta sono un prefabbricato degli anni '70, le scuole elementari Rodari, anni '60, hanno ancora finestre a vetri singoli rivestiti di pellicola plastica per evitare che se si rompono facciano male ai bambini, solo per citare i due casi più eclatanti).
Ma su come avverrà la riduzione in consiglio comunale non si è discusso molto: per il momento si è preso atto dell'impegno, anche perché soldi per rifare le scuole evidentemente non ci sono. Il sindaco Roberto Oss Emer invece ha fugato ogni dubbio sulla centrale a biomassa in zona Fosnoccheri, dopo una richiesta di Marina Taffara , consigliere Pd: Stet spa ha deciso di non farla.
Non c'è abbastanza biomassa (legna di scarto e rifiuti da agricoltura) in zona per giustificare l'investimento da 14 milioni di euro. Quando a Brait è stato chiesto un parere sulla tradizione locale di bruciare legna nelle «fornasele» (cucine economiche) e sul loro tasso di inquinamento, ricordando, sempre Taffara, che in passato fu vietato per un certo periodo, l'esperto ha risposto che non è tanto l'emissione di CO2 a preoccupare quanto le più infide PM10 o polveri sottili. In buona sostanza, ha detto l'esperto, bisognerà convincere le nuove generazioni a non bruciare più legna negli anni a venire. Difficile sarà farlo oggi con gli anziani.
Nella seduta del consiglio è stato dato un primo parere positivo anche al piano tutela delle acque, presentato dal dirigente Loris Moar : dal rapporto allegato risulta una situazione sostanzialmente non preoccupante dello stato di salute di laghi e torrenti, ma comunque da tenere sotto controllo. Il più a rischio è il Fersina, nel tratto dopo la centrale idroelettrica. Il piano prevede dei rilasci minimi di acqua e regola in maniera più stretta l'esistenza di derivazioni sopratutto per uso agricolo. L'inquinamento chimico deriva, sia in torrenti che laghi, dall'uso di sostanze chimiche per agricoltura sulle quali occorre vigilare. Marco Osler, già dirigente Stet spa e ora consigliere comunale ha chiesto in aula a che punto è la convenzione con i sindaci dei comuni «alti» (Fornace, Frassilongo e altri della Valle di Mocheni) per il collegamento degli acquedotti di Pergine in modo da risparmiare 350.000 euro annui di pompaggio acqua verso le frazioni perginesi più alte. Il sindaco ha risposto che Stet attualmente ci sta lavorando.