Addio a Vittorio Antonioli Era il medico dei rivani
Se n'è andato esattamente come aveva previsto sei mesi, cioè a fine primavera, lasciando anche la pizza pagata - l'incarico è stato trasmesso alle figlie - all'amato coro del Varone che lunedì, alle 14.30, interverrà per le esequie in parrocchiale
«Quando arrivo di là vi mando un fax». Così Vittorio Antonioli, dimostrando fino all'ultimo l'intelligenza e la forza che ne hanno contraddistinto l'esistenza e l'attività di medico, ha scherzato pochi giorni fa sulla fine che si stava avvicinando. E poi un bel selfie , con le figlie, con tutta la grande famiglia degli Antonioli, che ieri per tutto il giorno ha ricevuto decine di persone nella grande casa di via Ballino.
Vittorio Antonioli è stato il medico dei rivani per decenni. Un grande medico, un uomo appassionato al suo lavoro, alla sua missione. Capace di accogliere chiunque e a qualunque ora, di uscire nel cuore della notte per una chiamata, di capire al volo se il male era fisico o dell'anima. Se n'è andato esattamente come aveva previsto sei mesi, cioè a fine primavera, lasciando anche la pizza pagata - l'incarico è stato trasmesso alle figlie - all'amato coro del Varone che lunedì, alle 14.30, interverrà per le esequie in parrocchiale.
Un uomo tutto d'un pezzo, dai tratti a volte burberi ma in realtà di una immensa umanità. Originario del Polesine arrivò prima a Lona Lases e poi a Riva come medico condotto. Interprentando con grande spirito e responsabilità il ruolo. Migliaia di rivani sono passati dall'ambulatorio al Varone, vicino all'«Alberello» e dal secondo ambulatorio, in viale Lutti, davanti al liceo. Era dottore e ginecologo, ma anche medico del lavoro specializzato nelle questioni assicurative. «In queste ore continua a bussare gente che ci racconta come nostro padre li abbia curati, salvati, sostenuti» raccontavano ieri le figlie nella casa di Varone.
E dopo infinite giornate a visitare i pazienti, girando spesso in bici e rientrando a mezzanotte, il dottor Antonioli si rimetteva sui libri, per studiare ancora: «Lo ha fatto fino all'ultimo, usando anche internet, il computer, senza mai stancarsi. La medicina era una grande passione» aggiungono le figlie.
Un professionista ma anche un uomo umile: «Chi sono io per giudicare» amava ripetere citando Papa Francesco. Poco incline ai pubblici riconoscimenti, è stato premiato pochi mesi fa dal Rotary club di Riva che proprio lui, più di 50 anni fa, aveva contribuito a fondare con pochi amici. «È sempre stato un faro all'interno del club, nonostante l'età avanzata ha sempre frequentato i nostri appuntamenti - dice, commosso, il presidente rotariano Germano Berteotti - figura autorevole, di grande cordialità e con la capacità di essere amico di tutti. È sempre stato un piacere averlo accanto».
A proposito di amicizia non si può non ricordare quella grande con Ruggero Polito, pretore, giudice e presidente di tribunale, scomparso due anni fa. Due figure per certi aspetti simili, che si intendevano al volo, che mancano e mancheranno alla città. Tra le passioni di Antonioli c'era la Sacra Sindone, alla quale avrebbe voluto dedicare la tesi di laurea. Gli riuscì comunque di approfondire il tema con studi e conferenze. Un sogno, una richiesta che Antonioli aveva avanzato alla politica locale, era quella dell' hospice altogardesano. Una struttura che riteneva essenziale e che invece, ancora oggi, manca in Busa.
Saranno in tanti lunedì a voler salutare il medico dei rivani e ad abbracciare la moglie Anna (dietro ad un grande uomo c'è sempre una grande donna) e le quattro figlie Serena, Marina, Nicoletta e Annalisa, oltre ai cinque nipoti e ai due pronipoti.