Il giro del Garda con il parapendio
Un giorno da ricordare per i piloti di parapendio. Una giornata "speciale" e un pilota speciale, il rivano Italo Miori. Classe 1960, impresario edile con la ditta del fratello Sandro, Miori sabato scorso si è portato al decollo di Malga Campo, sopra Brentonico e assieme ad altri due piloti elle «Ali Azzurre» di Mori, Moreno Parmesan ed Ermanno Dossi, accompagnati dall'altoatesino Manuel Schmidhofer, hanno compiuto il giro completo del lago di Garda. Non è un volo record, ma è la prima volta che qualcuno lo fa in parapendio. Miori ha volato per 113 chilometri, restando in volo cinque ore e cinquanta minuti.
«Che fosse una giornata buona - racconta - lo si è capito subito. Pochi giri in termica ed eravamo in tre sopra l'Altissimo. Poi giù verso Caprino Veronese, seguendo la cresta del Monte Baldo, sfruttando i cumuli che via via si formavano lungo la strada. Il difficile, semmai, è venuto dopo, quando da Affi abbiamo pensato di tentare la traversata verso ovest, le pendici del monte Pizzoccolo, sopra Gargnano».
Spiegare come si vola in parapendio, non è né difficile né facile, basti sapere che si sfruttano le correnti ascensionali di aria calda che si staccano dal terreno grazie al sole. Come fanno gli uccelli o gli alianti, insomma, facile no? A questo punto Miori e i suoi compagni di traversata, devono decidere di passare da est a ovest. Ed è tutta pianura.
«I parcheggi di Gardaland - prosegue Miori - di solito "danno" qualcosa, e, in effetti, siamo riusciti a volare sotto i cumuli che si formavano in quel tratto, arrivando dalla parte opposta del lago. Eravamo sopra Lazise alle una e mezza, alle due sopra Peschiera, due e mezza esatte in volo sopra Desenzano, a Salò le tre in punto e poco più di tre ore e mezza esatte che eravamo decollati da Malga Campo. Pensavamo che chiudere il giro del lago di Garda, un percorso mai fatto prima da nessun pilota di parapendio, a quel punto, sarebbe stato semplice. Invece abbiamo dovuto "lottare" contro sottoventi e l'Òra che spingeva forte, ma ti fa anche perdere molta quota quando ce l'hai nella schiena. È andata bene, invece, e piano piano siamo arrivati a Tremalzo, dove facendo quota residua e volando sopra i duemila metri, abbiamo attraversato Riva per arrivare poi in atterraggio a Mori».
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