«Sul bicigrill decida il Comune di Arco»
Sul progetto bicigrill a Linfano, Alessandro Olivi (Pd), scarica il barile al Comune di Arco. Interpellato dal consigliere d’opposizione, Filippo Degasperi (M5s), in un paio di passaggi il vicepresidente e assessore allo sviluppo economico ha risposto in aula che «rimane comunque facoltà del consiglio comunale esprimere il proprio parere in merito alla fattibilità dell’opera», una risposta che vale sia per le perplessità sulle «distanze da altri punti ristoro esistenti», sia per il consumo di suolo agricolo di pregio.
Il progetto di bicigrill prevederebbe la collocazione della struttura a Linfano, lungo la ciclabile, poco a sud della pescicoltura Armanini, tra Torbole e Arco. La conferenza dei servizi della Provincia aveva dato il via libera e ora la palla è in mano all’amministrazione di Arco che dovrà semmai concedere una deroga urbanistica.
«La struttura, consentita dalla recente legge provinciale sulle piste ciclabili - spiegava Max Amistadi a L’Adige in dicembre - occuperà uno spazio di 100 metri quadri per la zona ristoro e per servizi ai ciclisti, da quelli igienici, al rifornimento elettrico, all’officina, alla fontanella d’acqua libera, alle panchine».
Sull’effettiva necessità e regolarità del bicigrill, proposto da Amistadi (noto parrucchiere, già consigliere comunale Upt), aveva chiesto chiarimenti su 5 punti, Degasperi, consigliere provinciale grillino: «1. per quali motivi viene autorizzato un bicigrill a così ridotta distanza da un punto di ristoro per ciclisti esistente; 2. perché in area agricola di pregio; 3. perché un parcheggio per autoveicoli; 4. perché è previsto un interrato non a uso agricolo; 5. per quale motivo si concede la realizzazione di una nuova strada di accesso».
Olivi, ha risposto punto per punto: 1. «La distanza tra bicigrill dovrà essere preferibilmente superiore a 5 km. Nel tratto di pista ciclopedonale Sarche-Torbole l’unico esercizio pubblico, con caratteristiche potenzialmente compatibili con quelle previste dal disciplinare, risulta quello di Dro». Olivi non tiene conto dei 2 punti di ristoro qualche centinaio di metri a nord e di quello al ponte sul Sarca, 1 km a sud. Ma conclude «rimane comunque facoltà del consiglio comunale, territorialmente competente, esprimere il proprio parere in merito alla fattibilità dell’opera». Stessa risposta sul punto 2, per il quale precisa che si tratta di un’«opera di infrastrutturazione del territorio ai sensi della legge urbanistica provinciale».
In merito al punto 3, Olivi spiega che la delibera provinciale 1771 del 2015 «prevede che la dotazione di spazi di parcheggio relativa al pubblico esercizio, è dovuta nel caso in cui il bicigrill sia servito da viabilità aperta al transito veicolare», situazione che finora non sussiste, essendoci solo una strada bianca che passa nelle vicinanze senza arrivare al fiume. Infine l’assessore osserva che il volume «può essere considerato un vano tecnico o deposito» e che la strada di accesso è consentita come strada di servizio per «fornitori e gestori».