I Bikers trentini bocciano la nuova Ponale
Il conto alla rovescia è ormai agli sgoccioli e che si sia o non si sia escursionisti o appassionati bikers, l’attesa per la riapertura della vecchia Ponale è palpabile in tutta la città. Perché il vecchio e straordinario tracciato che un tempo rappresentava l’unico collegamento tra la Busa e la Val di Ledro per i rivani è più che una vecchia strada o un sentiero alpino, è qualcosa di unico e inimitabile, è parte stessa della propria vita, della propria storia, del passato, del presente e del futuro. È gioia e sogno, storia e cultura.
La riapertura pasquale della Ponale è in programma sabato mattina, con l’annunciata presenza in mountain bike dello stesso governatore Ugo Rossi accompagnato dalle autorità locali, vertici della Comunità di Valle e sindaci in testa. Il denominato «sentiero alpino» sarà agibile in gran parte sino a domenica 8 aprile compresa per poi chiudere il giorno successivo e consentire il completamento di alcune opere sino alla riapertura prevista per il 21 aprile per tutta la stagione estiva.
Nel frattempo però il risultato del primo intervento di riqualificazione e sistemazione dei sistemi di sicurezza ha innescato la dura critica dell’Unione Bikers Trentini, associazione provinciale nata con l’intento di rappresentare e tutelare i diritti di tutti i bikers, coordinatore provinciale Leonardo Corradini (responsabile anche dell’area Val di Non e Val di Sole) e di cui fa parte anche Carlo Argentieri, portavoce della zona Alto Garda e Ledro.
Quella che arriva in queste ore dall’Unione Bikers Trentini è una bocciatura totale del nuovo tracciato, resa nota pubblicamente sulla pagina Facebook della stessa associazione. «Per adesso - scrive l’Unione - la nuova Ponale è un vero scempio! Non rimane più niente del sentiero Ponale; è ritornata ad essere una vera strada, anche se sterrata. Spazzati via tutti i dossi artificiali e le sponde, allargata fino alla carreggiata originale. Se si voleva fare tutto questo per migliorare la sicurezza di pedoni e ciclisti, per ora non ci siamo proprio - sottolineano i volontari trentini - Spazi così ampi, privi di qualsiasi ostacolo e restringimento inviteranno tanti ciclisti “smanettoni” ad andare ancora più forte. Le grosse comitive di escursionisti a piedi, se non saranno ben incanalate su un’apposita corsia, si sparpaglieranno ancora di più su tutta la carreggiata e le imprecazioni non si conteranno».
«Tra l’altro - incalza l’Unione Bikers Trentini - un fondo così, ammesso che rimanga tale, non permette neanche il passaggio delle biciclette da corsa: a questo punto, visto che la Ponale è tornata ad essere una vera e propria strada, potevano pensare alle migliaia di ciclisti che da Riva non possono raggiungere la Val di Ledro e neanche il contrario, a meno di non rischiare la vita nella galleria dell’Agnese».
«Comunque - conclude l’associazione provinciale, aprendo una piccola linea di credito - aspettiamo di vedere la fine di questo capolavoro, non si sa mai che arrivino gradite sorprese alla ripresa dei lavori dopo la prima riapertura pasquale; intanto però una cosa possiamo dirla subito. Cari signori che avete voluto a tutti i costi (e che costi, alla faccia nostra!) il rifacimento, siate onesti, almeno intellettualmente: non prendeteci e non prendetevi in giro denominando come “sentiero” quel tratto carrabile. Esso è una strada a tutti gli effetti, anche se vietata ai veicoli a motore».