Arco fa i conti col problema "cinghiali"
Ancora danni pesanti ai pascoli di malga Vallestrè, dove i cinghiali stanno rapidamente aumentando. Il gestore della struttura si è rivolto nuovamente all’amministrazione comunale arcense per chiedere un intervento, dopo essere stato costretto nel finale della stagione a ricorrere all’acquisto del fieno per alimentare le mucche, essendo stato quasi completamente distrutto il manto erboso del pascolo, e meditando ora di abbandonare l’attività dell’alpeggio.
«La situazione per il gestore della Malga Vallestrè è insostenibile - dice l’assessore Tomaso Ricci, che lo ha ricevuto in municipio assieme al forestale Massimo De Perzio - e la nostra ferma volontà di rispondere in tempi celeri e trovare finalmente una soluzione si scontra con l’immobilità della Provincia, che ha la competenza diretta in questa materia ma che non si decide, per motivi a noi ignoti, ad agire. Non è che ci vogliono soluzioni creative, la possibilità è una sola: attuare azioni di mitigazione tramite le stazioni forestali e l’associazione dei cacciatori locali, come è stato fatto altrove, compreso nel vicino Comune di Nago-Torbole. Aspettando senza intervenire si lascia che la situazione peggiori drammaticamente e in modo rapido. Quando si costituisce un branco numeroso è molto più difficile intervenire, i cinghiali diventano pericolosi e anche per la forestale iniziano ad aumentare i rischi. La Provincia nel territorio arcense non ha ancora dato via libera ad alcuna azione di controllo. Se non tramite la sistemazione di alcuni “chiusini” per la cattura, che si sono rivelati quasi del tutto inutili. È inspiegabile che non si possa fare nulla di incisivo, copiando le azioni fatte nel vicino comune di Nago-Torbole o imitando le azioni ben più drastiche dei comuni del Veneto e della Lombardia, dove vengono organizzate delle vere e proprie battute di caccia, e questa immobilità non fa che portare a nuovi e sempre più preoccupanti danni. Oltretutto i cinghiali si mettono in conflitto con le altre specie, cacciandole dai territori occupati e, ancora di più, proliferando esponenzialmente, aumentano i danni che causano e, in prospettiva, la difficoltà degli interventi di mitigazione» conclude l’assessore rivolgendo quindi un ultimo accorato appello a Trento perché affronti la questione.