Il turismo del Garda dimezzato nel 2020: hotel, bar e ristoranti ko
La metà. Il bilancio della stagione turistica 2020 è questo: -50%. Dai 3,5 milioni di presenze (pernottamenti) del 2019, a nemmeno 2 milioni nel 2020. Pur nella disfatta, per le prospettive che si ipotizzavano a marzo e aprile, è anche una vittoria; perché in luglio, la seconda metà, ma soprattutto in agosto e settembre c’è stato nell’Alto Garda e Ledro il pienone di sempre.
«Ci fosse stato un dicembre come gli altri anni, con convegni, conferenze e soprattutto i Mercatini natalizi e la Casa di Babbo Natale a Riva - dice Marco Benedetti, presidente dell’azienda di promozione turistica Garda trentino - avremmo toccato i due milioni di presenze. A fine settembre siamo a quasi 1,7 milioni di pernottamenti; aspettiamo anche i dati di ottobre per poi renderli pubblici con le analisi e valutazioni dettagliate».
«Ormai la stagione è finita - osserva la presidente dell’Associazione albergatori, Asat, Petra Mayr - siamo praticamente tutti chiusi. Per chi voleva tenere aperto d’inverno non ci sono buone prospettive. Fortunatamente la stagione estiva è andata oltre ogni previsione. Una stagione buona, non come il 2019 ma quasi. Certo, sul bilancio mancano tre mesi e quelli non li recuperi. Alla fine chiudiamo l’anno, chi con il 30% in meno, chi con il 50%. Speriamo che il 2021 si normalizzi, ci saranno degli strascichi, delle difficoltà, ma siamo fiduciosi che tutto si possa normalizzare».
Sulla situazione dei dipendenti Mayr dice che «sono stati molto responsabili e hanno lavorato molto bene. Tanti sono stati i contratti a chiamata, i collaboratori si sono adeguati, i complimenti vanno anche a loro perché non è facile, con tutte le regole e il lavoro in più».
Quanto ai turisti «c’è stato un bel riscontro di italiani, grazie anche al bonus vacanze; molti se ne sono andati entusiasti del territorio, curato, con l’intenzione di tornare. È una nuova sfida, come tutte le cose negative ci sono anche i lati positivi. E ora avanti con il progetto di Garda trentino per alzare la qualità del nostro territorio, per le sfide del futuro, tutti assieme: categorie, amministratori, cittadini, artigiani industria. Abbiamo un potenziale enorme di cui spesso non ci rendiamo conto».
Enzo Bassetti, presidente dell’Unione albergatori, Unat, conferma: «Saremo a un 50% in meno. Credo che alla fine i numeri saranno questi. Abbiamo salvato il salvabile. Ottobre è stato senza congressi, fiere, eventi e manifestazioni sportive. È un anno difficile per tutti; gli imprenditori hanno lavorato tre mesi in meno, così come i dipendenti. Tutto dipende ora dagli aiuti, dai ristori, dai congelamenti dei mutui, dalle possibilità di cassa integrazione eccetera. Ma il pensiero va anche a quanti lavorano attorno e per il turismo, fornitori, servizi, ristoratori, commercio.... E ora verrà a mancare dicembre, con la piccola ma significativa stagione dei mercatini... In questi giorni gli alberghi che tengono aperto non lo fanno per i turisti ma solo per chi lavora».
Qualche raro hotel è rimasto totalmente chiuso, quelli che lavorano con gruppi e agenzie. «Va coltivata - secondo Marco Benedetti - la straordinaria presenza di italiani, ce li eravamo quasi scordati. È un cliente più impegnativo ma dà anche le sue soddisfazioni; nei ristoranti, ad esempio, dove si manifesta la cultura culinaria. Anche i sudtirolesi sono tornati a frequentare l’alto Lago. È un target da tenerci caro. E bisogna anche progettare il futuro. Se alla fine - dice - possiamo ritenerci soddisfatti, dobbiamo anche guardare avanti: stiamo lavorando per presentarci ai mercati di primavera con un prodotto rinnovato, stiamo lavorando con gli operatori e le amministrazioni per riposizionarci con fiducia e investire sull’outdoor, sulla vela, sul climbing, sulle bike... per puntare all’alta qualità».