Temperature gelide ma le massime diurne salvano le olivaie
Eravamo abituati troppo bene. Inverni sempre più miti, intere stagioni fredde che passavano senza far cadere un fiocco di neve a Riva o Arco. Un trend abbastanza costante nell'ultimo ventennio che tante volte ha allarmato non solo gli esperti ma anche noi comuni cittadini. Quest'anno è andata diversamente. Il freddo è tornato a farsi sentire anche sulle rive del Garda, con temperature più rigide di quelle degli ultimi anni, ma non per forza eccezionali. Nel senso che i -6 gradi fatti registrare a Riva e Arco o i -10 visti nelle campagne di San Tomaso e Fangolino, sono dati fuori dall'ordinario per l'ultima doppia decade ma non certo in termini statistici assoluti, come conferma Matteo Calzà geloso custode di tutte le statistiche meteo degli ultimi decenni (e non solo) nell'Alto Garda e Ledro.
Un freddo "normale", quindi, che ci sembra eccezionale perché l'avevamo dimenticato e perché i giovanissimi non l'hanno mai vissuto.
«In realtà siamo ancora lontani dalle temperature minime registrate in quell'inverno del 1985 che tanti ricordano - spiega Calzà, di "Meteomatteo" - quando si raggiunsero in città i -14 e nelle campagne della Busa anche i -19».
Proprio in questi giorni c'era una certa preoccupazione soprattutto tra gli olivocoltori più giovani per il perdurare di minime comunque significativamente sottozero. Si teme proprio l'effetto 1985, quando il gelo prolungato fece scoppiare centinaia di tronchi di olivo con botti fragorosi che ancora si ricordano. In realtà a parte i record ben lungi dall'essere raggiunti, c'è una differenza importante tra questo e quel freddo: la massima diurna. Nel 1985 era costantemente sottozero anche di giorno, adesso no. Questo dovrebbe bastare a salvare le olivaie, a meno che le cose non si complichino nelle prossime settimane, quando arriverano i "giorni della merla". «In questo fine settimana - anticipa Calzà - le temperature torneranno ad abbassarsi, ma non più di quanto visto finora. Ci aspettiamo ancora neve, forse, a metà della prossima settimana, anche in valle, e avremo un febbraio più freddo del consueto».
Una variabile in più va comunque considerata. Rispetto al dopoguerra ma anche agli anni Ottanta, sono state destinate ad olivo aree dove una volta i nostri nonni non avrebbero mai piantato. E sono proprio le campagne tra Riva e Arco oltre ad alcune zone di Pratosaiano. Lì le temperature sono costantemente di 4-5 gradi più basse che in città. Col pericolo che ghiacci anche il terreno.
«Siamo abbastanza tranquilli - aggiunge Massimo Fia, direttore di "Agraria" - il fatto che le temperature si alzino durante il giorno mette al sicuro le piante d'olivo, se non ci saranno sorprese nelle prossime settimane. Anzi, se il freddo resta questo, finalmente vero, potrebbe portare bene anche in altri termini: cimice, mosca olearia, zanzare tigre potrebbero finalmente vedersela col freddo. Quanto alla prossima campagna di raccolta siamo sereni: la normalità delle stagioni, e quindi il freddo in inverno e non in altre stagioni, fa bene alla produzione».
Una raccolta, come ricordava proprio in questi giorni la Fondazione «Mach» con un suo studio, che ha raggiunto le 4mila tonnellate di olive trasformate in 500 tonnellate di olio extravergine (resa al 12,50%). Un +40% rispetto al record stabilito appena nel 2018.