Dieci anni di carcere alle due giovani nomadi, specializzate in furti nelle case di Riva
La polizia le aveva arrestate in flagrante, dopo aver geo-localizzato tutti i furti e tentativi di furto dei mesi precedenti, ad aspettandole al varco nella zona: così aprivano le porte con cacciavite, pinza e card di platica
RIVA. Quante volte sentiamo il commento «tanto le liberano subito». Stavolta però finiranno in cella: dieci anni e quattro mesi di reclusione. Questa la pena complessiva comminata dal tribunale di Rovereto a carico di due giovani nomadi di 22 e 18 anni denunciate prima e arrestate poi dagli agenti del Commissariato della Polizia di Riva perché ritenute responsabili di un furto e di un successivo tentato furto in abitazione. Entrambe con precedenti penali specifici, una di loro ha scelto la strada del rito abbreviato e la pena di conseguenza si è fermata a 4 anni e 4 mesi di reclusione. L'altra donna ha optato invece per il giudizio in dibattimento e la scelta non è stata sicuramente felice: riconosciuta colpevole, è stata condannata a 6 anni di reclusione.
Alle due donne gli agenti del commissariato di via Brione, coordinatore del vicequestore Salvatore Ascione, erano giunte quasi un anno fa dopo un tentato furto in pieno centro storico, a Riva.
La tecnica utilizzata era sempre la stessa. Prendevano di mira le porte senza blindatura e, con una tecnica molto artigianale, forzavano, con un cacciavite, il cilindro dalla serratura e con una chiave-pinza lo spezzavano. Per ultimo, con un supporto di plastica sollevavano il dente di chiusura delle porte ed entravano nelle abitazione.
La Polizia aveva stabilito un piano di controllo del centro storico di Riva. Dopo aver geo-referenziato i furti e tentati furti precedenti, era stato creato un piano di intervento in caso di nuovi episodi. Quel giorno dell'agosto 2020 le donne vengono notate dopo aver forzare la serratura di un'abitazione. Il proprietario fornisce la descrizione delle giovani e scatta il piano stabilito.
La Volante della Polizia le intercetta e una volta portate in commissariato addosso alle due vengono rinvenuti e sequestrati due cacciaviti, una chiave inglese regolabile, 190 euro in contanti, un mazzo di chiavi (usate per forzare le porte), un ritaglio di plastica sagomato e due telefoni cellulari.