Riva, la vicesindaca nei guai per la presunta firma irregolare sulle candidature: imputazione coatta per «falso in atto pubblico»
Per Silvia Betta si va verso un nuovo giudizio del gup: la giudice Pasquali respinge la richiesta di archiviazione, sotto esame la vicenda della presentazione delle candidature autonomiste
RIVA DEL GARDA. Si complica la posizione giudiziaria della vicesindaca di Riva Silvia Betta (Patt), indagata per la vicenda della presunta firma falsa di una candidata della lista «La Riva» che faceva parte della coalizione del polo civico-territoriale e autonomista.
Il gip del tribunale di Rovereto, la dottoressa Consuelo Pasquali, ha accolto la richiesta della parte civbile e respinto di conseguenza la richiesta di archiviazione presentata invece dalla Procura della Repubblica di Rovereto disponendo l'imputazione coatta a carico della numero due di Palazzo Pretorio.
Non si tratta al momento di un rinvio a giudizio ma di fatto, codice alla mano, significa che il giudice dell'inchiesta preliminare ha disposto che la Procura formuli per l'indagata il rinvio a giudizio e che quindi la vicesindaca compaia nei prossimi mesi davanti a un nuovo gup per l'udienza preliminare: sarà il nuovo giudice a decidere eventuali patteggiamenti, condanne in abbreviato, rinvii a giudizio o assoluzioni. Di certo c'è che aumentano le possibilità che l'esponente del Patt (difesa dagli avvocati Emanuela Ceschini di Riva e da Antonino Gullo, già sottosegretario alla giustizia del governo Monti) debba rispondere di quanto accaduto in un processo.
Il caso è partito dalla denuncia di una candidata della lista «La Riva» (rappresentata dall'avvocato Ilaria Torboli di Riva) che avrebbe affermato di aver consegnato la propria carta d'identità in un secondo momento rispetto a quello in cui è avvenuta l'autentificazione della firma da parte dell'allora consigliera comunale Silvia Betta che, proprio in quanto consigliera comunale, ricopriva in quella circostanza specifica funzioni di «pubblico ufficiale».
L'indagine ha portato alla condanna a quattro mesi (pena sospesa) a carico di Davide Delaini che di fatto provvedeva alla raccolta delle candidature della lista civica. La stessa Procura aveva chiesto invece l'archiviazione per Betta ma la parte civile si è opposta a questa richiesta indicando una serie di elementi che il gip Pasquali ha ritenuto validi e meritevoli di essere approfonditi in giudizio. Il reato ipotizzato è quello di «falso in atto pubblico».
La notizia rimbalzata dal palazzo di giustizia di Rovereto ha fatto immediatamente il giro degli ambienti politici e alla vicesindaca è giunta quasi immediatamente la solidarietà del Patt sia locale che provinciale: «Pare evidente che oggi qualcuno ha raggiunto politicamente il suo obiettivo e non ci riferiamo alla parte offesa "non soddisfatta" della decisione della Procura di procedere alla archiviazione verso Silvia Betta dopo la condanna del reo confesso.
Una vicenda nella quale non si capisce quale tornaconto personale o politico, diretto o indiretto l'allora consigliera comunale avrebbe ricavato - scrivono i segretari Santoni e Marchiori - Per quanto riguarda la giustizia attendiamo sereni, convinti della buona fede di Silvia Betta che per la prima volta in vita sua si trova ad affrontare un'aula di tribunale. Esprimiamo a nome di tutto il Patt piena solidarietà e vicinanza, esortandola a non abbattersi e a continuare nella sua azione amministrativa apprezzata da molti, senza farsi intimorire da questa vicenda più politica che giudiziaria».