Pasquetta sul Garda, il troppo pieno che rovina la vacanza: volano insulti tra ciclisti e automobilisti
Voglia di libertà dopo due primavere di lockdown, ma il nervosismo rispunta subito. Giornata di ingorghi sulle strade altogardesane
FOTO A Pasqua Trento piena di turisti
ALTO GARDA. Dopo due primavere in cui il problema non si è posto per effetto di lockdown e zona rossa - ricorderete tavolini vuoti e serrande abbassate - è forse il caso di tornare a porsi con intelligenza la questione del «troppo pieno» turistico, come aveva iniziato a fare la stessa Apt prima della pandemia. Sarà la voglia di libertà, di ritrovare antiche tradizioni e consuetudini come la "gita fuori porta" di Pasquetta, ma quello che si è visto sulle strade dell'Alto Garda ieri è controproducente per il turismo stesso.
Lo stress accumulato in due anni di divieti, vincoli, mascherine in strada, distanziamento non è svanito nel nulla. Gli italiano come i tedeschi si riversano sul Garda a caccia di normalità, cercando di ritrovare rassicuranti sensazioni che sanno tanto di pre-pandemia. Ma la verità è che questi due anni hanno segnato profondamente ognuno di noi e ci vuol poco per far riaffiorare lo stato d'animo con cui tanti hanno convissuto fino a poco tempo fa.
Lunedì bastava far parte della grande comunità degli automobilisti in coda per accorgersi della facilità con la quale riemerge il nervosismo: automobilisti che insultano i ciclisti perché non si fanno da parte e non vanno sulla ciclabile, ciclisti che apostrofano i pedoni perché non c'è spazio per passare sulla ciclopedonale del Brione.
Pedoni che fanno gestacci al ciclista che passa al volo sulle strisce perché altrimenti non passa più, motociclisti esasperati che vanno a zig-zag tra le auto ferme in coda pur di passare. Anche i tedeschi, che abbiamo sempre considerato freddi e pazienti, danno segni di cedimento dopo un'ora di coda tra Riva e Torbole: lunedì ne abbiamo visti pronti a fare inversione dove proprio non si dovrebbe, ma anche a saltare una rotatoria ingolfata andando contromano al "trivio" torbolano. Non è neppure più giusto parlare di "nodi" viabilistici da risolvere, perché in giornate come quella di ieri l'ingorgo è gigantesco e sostanzialmente senza soluzione di continuità.
Sulla Ss240 ci si ritrova in coda verso il Garda già nella galleria di Tierno, a causa della strozzatura a Mori ovest. Ma poi anche la rotatoria della Val di Gresta complica il transito, fino a quella di Nago (col semaforo in questi giorni eternamente e giustamente lampeggiante). Tra Riva e Torbole è un incubo costante, addirittura peggiorato dalla nuova (si fa per dire) rotatoria di Linfano, che agevola un poco chi arriva da Arco e si vuole immettere sulla Riva-Torbole, ma rallenta ancora di più il flusso di veicoli soprattutto verso est, cioè verso il "trivio" e la salita di Nago.
D'altronde prima si passava dritti e gli altri dovevano aspettare, adesso si deve dare la precedenza a chi è già in rotatoria e in giornate come quella di ieri vuol dire un'auto dietro l'altra. Ieri a complicare le cose ci si è messo anche un incidente sulla Gardesana Orientale, tra Torbole e Malcesine. Quattro persone coinvolte, due incolumi, due trasferite in pronto soccorso ad Arco, di cui una con ferite di media gravità. Ma così anche da Navene in su sono rimasti tutti i coda e lo stesso è capitato a chi da Torbole ha cercato di scendere verso Malcesine dopo le 14.
Il «troppo pieno» se risulta visibile e pericoloso sulle strade, non è da meno nei centri storici (le file alle gelaterie ne sono diventate un simbolo), all'esterno di molti ristoranti e locali pubblici, oltre che alle casse dei supermercati e perfino alla farmacia di turno. Solo le spiagge, ieri, erano semivuote. Le Ore di marzo sono arrivate ad aprile.