Viabilità / Il caso

Fra Arco e Riva la "retta della morte": 8 vittime in pochi anni sulla provinciale 118

Il traffico è cresciuto a dismisura, con diecimila veicoli al giorno, ma la causa principale degli schianti è la velocità

TRAGEDIA Schianto sulla provinciale 118, muore un 51enne
ISERA
Autovelox protetto da telecamere, scudo, luci e sensori
CIVEZZANO Il ciclista Matteo Lorenzi muore travolto da un furgone
ROVERETO Schianto in moto: perde la vita giovane di Volano

di Nicola Guarnieri

ARCO. A guardarla, e a passarci ad ore «comode», sembra una strada normale: un rettone, certo, ma come ce ne sono tanti. Non si percepisce il pericolo, anche di morte, che da trent'anni a questa parte (ma anche prima, in verità), si è amalgamato con l'asfalto.

Perché la Sp118, strada provinciale di collegamento tra Arco e Riva, tra San Giorgio e Sant'Alessandro, è un teatro stabile di morti al volante, di croci che, se piantate, oscurerebbero la visibilità. L’ultimo, lo schianto costato la vita ad Armellini.

Eppure, come detto, quell'arteria, a prima vista, non sembra diversa da altre. Ma i morti, però, ormai non si contano più. Ed uno dei motivi per cui le macchine si schiantano è la velocità eccessiva.

Chi abita in zona, ovviamente, denuncia da tempo le corse e la mancanza di rallentatori o autovelox. E nelle ore di punta chi deve infilarsi sulla provinciale dalla Grotta o dalle case private rischia lo scontro.

Nella rotatoria di via Maso Bello-via Zandonai-via S. Alessandro, per dire, un'altra macchina ha perso aderenza ieri mattina alle 11. Nulla di grave, per fortuna, ma è l'ennesimo sinistro. In quel punto, a dire il vero, c'è scarsa visibilità per chi si immette nel rondò.

Certo, le istituzioni ricordano che se si rispettasse il codice della strada non ci sarebbe dibattito ma la realtà, purtroppo, è un'altra. «Solo» negli ultimi trent'anni, come detto, ci sono stati otto morti sul rettifilo che da San Giorgio porta a Sant'Alessandro; addirittura cinque in un tratto lungo appena 80 metri.

I lutti che hanno destato maggiormente scalpore sono avvenuti di notte, all'uscita dalla discoteca: due ragazze stroncate nell'estate del 2008 e una giovane coppia rimasta uccisa nell'inverno del 1995. E proprio quest'episodio, all'epoca, aveva smosso gli allora sindaci di Riva e Arco, saliti in piazza Dante a Trento per chiedere alla Provincia di mettere un freno alle stragi stradali.

Anche perché quella via - che cambia nome da Nord a Sud passando da via San Giorgio a via Maso Belli - incidenti a parte è diventata una sorta di tangenziale con un carico viabilistico eccessivo, tanti mezzi pesanti in circolazione e, appunto, automobili che corrono. Con il rischio, per altro, di travolgere qualche ciclista. E non stiamo parlando di pedalatori in allenamento ma di cittadini che si spostano da una frazione all'altra in sella.

«Valuteremo se necessario assumere qualche provvedimento per garantire maggiore sicurezza. - commenta la sindaca di Riva del Garda Cristina Santi che nel contempo esprime il suo dolore e la vicinanza alla famiglia di Lorenzo Armellini - Credo comunque che i limiti di velocità esistano e, se vengono rispettati, difficilmente si verificano incidenti di questo tipo. Installare autovelox? Dovremmo chiedere l'autorizzazione alla Provincia, lo valuteremo ma faccio notare una cosa: la Valsugana è una delle strade di tutto il Trentino con il maggior numero di autovelox attivi eppure si verifica un incidente al giorno, numerosi dei quali gravi e anche mortali. Non credo sia questa la soluzione del problema».

La Sp118 in sé, dunque, non sembra così terribile anche se gli incidenti e soprattutto i decessi la rendono, statisticamente, una delle più pericolose del Trentino. E trafficate, come si lamentano da anni i residenti. Che, numeri alla mano, parlano di oltre 10mila veicoli al giorno, generati soprattutto dalla zona artigianale.

Disagi, insomma, che si sommano ai ripetuti scontri e al rischio, ribadiscono gli abitanti, di finire sotto una macchina o sotto un camion. Già in passato, parliamo della scorsa amministrazione provinciale, il comitato e i rappresentanti dei due Comuni interessati avevano incontrato l'allora assessore Gilmozzi per chiedere interventi di mitigazione, soprattutto per ridurre la velocità ma anche per trovare soluzioni all'«invasione» di veicoli.

E l'ennesimo incidente, quello di domenica, ha riacceso le polemiche per una viabilità di attraversamento di un paese che fa arrabbiare chi ci abita.

A Trento, a dire il vero, ci erano saliti oltre un anno fa anche Ugo Perini e Giuseppe Zanoni, ricevuti in udienza dalla terza commissione permanente della Provincia in qualità di promotori della petizione popolare inviata all'allora presidente del consiglio Walter Kaswalder relativa proprio alla pericolosità di via San Giorgio. 

comments powered by Disqus