Ciclovia a sbalzo sul lago, tra i sindaci vince la contrarietà
Contro Tremosine, Limone, Arco, Brenzone, Torbole In forse Malcesine. Ledro e Riva in linea con la Provincia. Si tratterebbe di una vera e propria strada nuova, esterna al versante roccioso e larga 5,5 metri, per lunghi tratti, per i critici questa soluyione «rovinerebbe per sempre il paesaggio del fiordo gardesano». Dice no anche Risatti, primo cittadino di Limone
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ALTO GARDA. Ormai c'è solo Cristina Santi a difendere a spada tratta le larghissime mensole a sbalzo del progetto della Ciclovia del Garda. Perfino Franceschino Risatti è assolutamente contrario, «troppo pericolose», lui che fu il primo a costruirle, in quello che finora è l'unico tratto esistente di ciclabile a terrazza, da Limone al confine col Trentino, una striscia strettissima, insufficiente per fare passare contemporaneamente pedoni e ciclisti e sotto la spada di Damocle del versante roccioso.
Soltanto Renato Girardi, sindaco di Ledro (il suo Comune ha un tratto di lago di Garda), vicino politicamente al governatore Maurizio Fugatti, così come Santi, ritiene che il progetto della Provincia vada bene; per il resto da Arco a Brenzone, da Tremosine a Nago Torbole è un coro di no. Piuttosto gallerie per ciclabili o battelli di servizio di linea per biciclette.
Paolo Formaggioni, neosindaco di Brenzone: «Devo incontrarmi coi sindaci di Malcesine e di Nago Torbole per ragionare sul tratto Torbole-Malcesine. Voglio un servizio di battelli per bici. Una pista a sbalzo sarebbe proprio brutta. Il collegamento via lago, con la navigazione pubblica o privata, sarebbe inoltre meno dispendiosa. Prioritario invece sarebbe realizzare una galleria automobilistica nella zona di Tempesta».
Giuseppe Benamati, primo cittadino, appena eletto, di Malcesine, dice di voler studiare i progetti prima di esprimersi. Gianni Morandi, sindaco di Nago Torbole, è nettamente contrario alla passerella lungo la costa occidentale e lungo quella orientale.
«La sicurezza la voglio per la statale Gardesana tra Malcesine e Torbole. Per la ciclabile invece va studiata una soluzione nuova; mi sono già espresso contro il tratto a sbalzo in realizzazione a Navene. Non metto limiti economici ma paesaggistici: a una ciclabile con carpenteria metallica di notevoli dimensioni che sporge, immaginiamo alle falesie di Corno di Bo', dico di no. Ci sono soluzioni alternative; certo, costano, ma servono nuove gallerie, dei tunnel dove ci stia sia la strada sia la ciclabile; questo sarebbe il progetto vero da portare avanti. Nel 2008 quando si iniziava a parlare di Ciclovia si pensava alla pista a sbalzo; i progetti di oggi sono figli delle idee di allora. Mi auguro che ora la sensibilità sia diversa e che si pensi a soluzioni nuove».
Il consiglio comunale di Arco, con delibera del 29 aprile della ciclabile sporgente2024 ha approvato un ordine del giorno col quale impegna il sindaco Alessandro Betta «a prendere posizione con la Provincia di Trento perché rivaluti la progettazione dell'opera valutando fra le ipotesi anche l'intermodalità, come previsto dagli atti ministeriali e, in ogni caso che rivaluti i tratti a sbalzo-passerella, per preservare l'integrità paesaggistica e garantire standard di sicurezza accettabili».
La sindaca di Riva, Cristina Santi, sposa invece la progettazione della Provincia per il tratto tra Riva e Limone, una parte della quale è peraltro in costruzione: «Abbiamo la rassicurazione dei nostri tecnici provinciali sulla massima sicurezza possibile e abbiamo la massima fiducia in loro»; sull'aspetto paesaggistico «abbiamo chiesto un impatto ambientale il più armonioso possibile»; infine Santi non considera alternative possibili né la ciclabile in galleria né il collegamento via lago. «La ciclabile va fatta, anche per togliere i ciclisti dalla Gardesana».
Per il sindaco di Ledro, Renato Girardi il tratto di pista «in sporgenza è breve e il progetto avviato dalla Provincia mi piace. Le soluzioni, che siano a sbalzo o in galleria, vanno sempre bene. Ci sono i geologi che devono dire cosa fare. L'estetica per me va bene in ogni caso ma la pista deve essere sicura».
Franceschino Risatti, che con la sua amministrazione aveva costruito il primo tratto di Ciclovia del Garda a sbalzo da Limone al confine col Trentino, ora, dopo le frane anche imponenti degli ultimi mesi, si è dichiarato a favore di alternative alla pista sporgente: «Bisogna essere sinceri, il pezzo tra Limone e Gargnano - ha dichiarato a L'Adige il 13 giugno - è molto brutto questo dobbiamo ammetterlo: sono 7 o 8 chilometri dove non si può proprio fare la pista a sbalzo, sarebbe azzardato; e lo dice uno che preme per la ciclabile. Bisogna trovare un'alternativa interna in galleria o addirittura a monte. C'è troppo pericolo e si devono cercare altre soluzioni. Peccato perché avevamo i soldi pronti. Se facciamo magari una decina di chilometri all'interno la Ciclovia può diventare ancora più bella. Bisogna cercare di ascoltare tutti e fare le cose più positive possibili».
Risatti è anche per potenziare le corse dei battelli, «sia i catamarani veloci che potrebbero costituire una valida possibilità per i pendolari, riducendo del 30% il traffico sulla Gardesana, sia per il trasporto di biciclette».
Battista Girardi appena riconfermato sindaco di Tremosine è stato il primo a sollevare il problema della ciclabile sporgente sul lago; dopo la paurosa frana del 16 dicembre 2023 il tema sicurezza è in cima ai suoi pensieri. Per lui la soluzione è la spola con la Navigarda «Lo vado dicendo da due anni - ha dichiarato a L'Adige il 7 gennaio 2024 - le falesie da Gargnano a Riva continuano a scaricare in maniera eccezionale.
Mi fa specie che amministratori che hanno la responsabilità di progettare e far finanziare questo intervento non si rendano conto dello scenario di rischio che si è creato negli ultimi anni. Capisco che è difficile fare un passo indietro a livello politico quando si è garantito qualcosa, però se c'è di mezzo la sicurezza delle persone».Da tempo chiede a gran voce di fermare la progettazione con le mensole a sbalzo anche il Coordinamento interregionale tutela del Garda.