Salute / Il racconto

La storia di Franco Carloni: “Infarto fulminante, ma sono ancora vivo. Credete nei medici, mi hanno salvato”

Ottant'anni, deve la sua notorietà al fatto di essere un personaggio che nella sua vita si è impegnato con successo in molti ambiti pubblici e in particolare nello sport. La riconoscenza al personale del Pronto soccorso, agli elicotteristi e ai dottori del Santa Chiara
 

di Vittorio Colombo

RIVA. «Mi hanno salvato la vita, stavo per morire, e uno straordinario gruppo di sanitari, a diversi livelli, hanno operato con straordinaria efficienza ed umanità consentendomi di superare gli effetti di un infarto fulminante e restituendomi ad una vita pressoché normale. Non finirò mai di esprimere ammirazione e gratitudine per questi professionisti che fanno onore alla sanità pubblica e sono una certezza rassicurante per i cittadini che si trovano in grave pericolo. E' successo a me e mi sento di dover rendere pubblica la mia vicenda». Con queste significative parole Franco Carloni, persona molto nota non solo a Riva ma in tutto il Trentino, racconta la sua esperienza «non solo perché è giusto e doveroso testimoniare il mio caso ma anche per rendere pubblico un segnale che tende a rassicurare quanti si trovano a dover affrontare momenti difficili, per quel che riguarda il loro stato di salute, nel corso della loro vita».

Franco Carloni, che oggi ha ottant'anni, deve la sua notorietà al fatto di essere un personaggio che nella sua vita si è impegnato con successo in molti ambiti pubblici e in particolare nello sport. È stato un valente motociclista ed ha conquistato successi nelle gare in pista con moto di grossa cilindrata: per valutare la sua caratura basti pensare che conseguì il record della prestigiosa gara in salita «Trento-Bondone» il record di un grande come Giacomo Agostini.

Di carattere aperto, socievole ed ottimista Franco ha praticato lo sport della vela e tutti ricordano le sue avventure con un velivolo "ultrallegero", in pratica una poltrona con motore ed ali, con le quali per anni ha sorvolato la Busa. Poi, tra le sue numerose avventure, impossibile dimenticare l'evasione da Berlino Est di una ragazza, Heidi, che nascose nel doppiofondo di un camper autoambulanza nei tempi della guerra fredda.

Franco oggi, superata la grande paura, si è sentito strappato alla morte dalla bravura, che intende sottolineare con forza, di una vasta organizzazione della sanità pubblica trentina.

«Lo scorso novembre - ricorda - da alcuni giorni non mi sentivo bene. Sono andato al Pronto Soccorso di Arco per un controllo. Lì hanno disposto l'immediato trasferimento in elicottero al S. Chiara di Trento. Sono stato sottoposto ad una lunga e complicata operazione al cuore dai chirurghi del nosocomio trentino. Quindi la riabilitazione all'Eremo di Arco: la mia gratitudine va a tutti quanti si sono impegnati al massimo, con competenza e umanità, dai sanitari del Pronto Soccorso arcense, agli elicotteristi, all'equipe del S. Chiara con il Primario di Chirugia, rianimatore, infermiere e altre figure professionali, quindi il mio pensiero grato va anche al personale dell'Eremo di Arco. Quanto mi è successo mi ha fatto riflettere. Ho deciso di rendere pubblica la mia vicenda perché sono certo che il compito di queste professionalità sia e sarà determinante per tante persone in emergenza sanitaria. Grazie a tutti loro io oggi sto bene e sono davvero fortunato a poter raccontare questa mia esperienza. Mi auguro che serva a rassicurare l'opinione pubblica sulla sanità trentina».

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