Ciclovia del Garda e proteste, l'alternativa: fermare le bici allo Sperone
In qualche modo il consiglio comunale dovrà tornare a discuterne con una precisa indicazione "popolare", quella di fermare l'opera ritenuta troppo impattante e per ripensarla in modo più sostenibile dal punto di vista naturalistico, paesaggistico ed economico
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RIVA DEL GARDA. In qualche modo il consiglio comunale dovrà tornare a discutere della Ciclovia del Garda e questa volta con una precisa indicazione "popolare", quella di fermare l'opera ritenuta così come è stata progettata finora troppo impattante, per ripensarla in modo diverso, più sostenibile dal punto di vista naturalistico, paesaggistico ed economico.
Sono molte le voci che si sono levate in questa direzione negli ultimi mesi, alcune delle quali inattese. Con tanto di operatori economici (due giorni fa riferivamo delle preoccupazioni degli albergatori della sponda bresciana) che dopo l'iniziale entusiasmo e la spinta data alla politica per recuperare il "ritardo" rispetto a Limone e ai sue due chilometri di pista ciclopedonale a sbalzo, ora sembrano più cauti.
A chiedere la convocazione di un consiglio sul tema è il Comitato Salvaguardia Lago che ha già raccolto le 300 firme necessarie secondo il regolamento comunale (anzi, ieri erano già a 330 ma proseguiranno anche nei prossimi giorni) tra cittadini e commercianti, andando anche di negozio in negozio, a Riva, per sentire il parere di chi lavora in centro. «Una nuova richiesta da parte della città, una ulteriore opportunità, sperando che non cada ancora una volta nel vuoto, per gli amministratori rivani di dare ascolto ai cittadini e farsene portavoce presso la giunta provinciale».
Questo rappresenterà il consiglio comunale ad hoc secondo il Comitato guidato da Elisabetta Montagni: «La proposta di deliberazione, espressa in forma di mozione, è la seguente: "Fermiamo la ciclovia del Garda allo Sperone".
Le criticità per cui si chiede di fermare l'opera sono ormai note: forte incompatibilità ambientale e paesaggistica, idrogeologica ai fini della sicurezza, economica dati i costi spropositati (nei quali non sono previsti i costi di manutenzione) a cui si aggiunge la violazione delle norme sulla sottoposizione di questo progetto impattante alla VIA (Valutazione di Impatto Ambientale).
Ciò che si chiede è di utilizzare il già fatto per sopperire ad un evidente spreco di denaro pubblico e di limitare i danni valorizzando il tratto Casa Rossa-Sperone attraverso l'accesso alla Tagliata militare della prima Guerra Mondiale della Ponale per cui è prevista nel progetto una apposita galleria pedonale, l'accesso pedonale al sentiero della Ponale tramite il "sentiero antico dell'acqua" che prosegue verso la Valle di Ledro, la Defensionmauer e cima Capi; la rinaturalizzazione della spiaggia dello Sperone riportandola all'antica fruizione balneare, la eventuale realizzazione alla spiaggia dello Sperone di un semplice attracco per piccoli battelli elettrici per il trasporto delle bicicletta via acqua (rendendo non necessario arrivare al Porto del Ponale)».
Il Comitato (che fa parte dl Coordinamento Interregionale Tutela del Garda) fa sapere che il numero di firme necessario è già stato raccolto ma ci sono ancora cittadini che chiedono di firmare. L'ultimo giorno utile per dare la propria firma è venerdì nell'area del Mercato Contadino in viale Roma a Riva dalle 10 alle ore 12. 30.
«È stata una interessante occasione di dialogo con cittadine e cittadini. Ci siamo mossi in varie parti della città e anche nei negozi per raccogliere voci differenti; nella distribuzione e nella raccolta dei moduli firmati siamo stati aiutati non solo dagli associati al Comitato ma anche da cittadine/i propositivi e sensibili al bene della città e dei suoi residenti. Cittadine e cittadini che meritano di essere ascoltati e coinvolti nelle progettazioni e nelle decisioni comunali e provinciali che li riguardano. Ringraziamo tutti. Noi continueremo a farci portavoce presso questa amministrazione (e certamente anche la prossima) di quanto, nella nostra azione di salvaguardia, raccogliamo ed elaboriamo nel dialogo con i cittadini». D. P.