Riva del Garda / L'allarme

Lo sfogo di Mauro Mariotti: «Lì si muore nella totale indifferenza, qualcuno deve pagare»

Tre morti in un mese a Punta Lido, l'attacco del compagno di Hanna Shabratska, la donna che in quello specchio d'acqua ha perso la vita a metà luglio insieme al figlio di 19 anni. Due giorni fa, sempre lì, la tragedia di Tarandeep Singh, operaio indiano di 27 anni

PUNTA LIDO Tre annegati in un mese: transennata l'area vietata
PERICOLO La tragedia a Punta Lido in una zona con divieto di balneazione
TRAGEDIA Un giovane turista indiano è annegato a Punta Lido
PRECEDENTE Mamma e figlio annegati a Punta Lido, trovate le salme

di Paolo Liserre

RIVA DEL GARDA. Quando lunedì sera ha sentito la notizia della morte di Tarandeep Singh, quella ferita è tornata a sanguinare esattamente come un mese fa. Una ferita che non si rimarginerà mai perché in una terribile e torrida mattina di metà luglio il lago si è portato via la sua Hanna e il figlio di lei, Oleksii, di appena 19 anni.

Lo stesso punto, metro più, metro meno, dove l’altro ieri le acque hanno inghiottito e poi restituito senza vita il povero operaio indiano di 27 anni, salito a Riva con alcuni amici nel giorno di riposo. Tre morti in meno di un mese in un punto bellissimo e pericolosissimo del litorale rivano. Un’ecatombe. La domanda del giorno dopo è: «si poteva evitare?».

Mauro Mariotti, di Vallarsa, era il compagno di Hanna Shabratska e da quel terribile 16 luglio non sa darsi pace. L’altro giorno si è rivolto anche alla popolare trasmissione Chi l’ha visto? con un appello: «È tutto così assurdo, aiutatemi a capire cosa è successo - ha detto - Se qualcuno ha ripreso casualmente immagini utili, facendo foto o video quel giorno, prego di inviarle a “Chi l’ha visto?”, potrebbero essere utili alle indagini» le parole affidate al portale della trasmissione di Rai Tre.

«E proprio stamattina (ieri per chi legge, ndr.) mi hanno chiamato dalla redazione per capire se effettivamente l’ultima tragedia si è consumata nello stesso punto in cui sono morti la mia Hanna e il figlio» ci racconta al telefono con la voce che tradisce il comprensibile dolore e l’altrettanto comprensibile rabbia.

«Io non rimarrò zitto e combatterò con tutte le mie forze per rendere giustizia ad Hanna e perché certe tragedie non si ripetano più - sottolinea Mauro Mariotti - Questa sta diventando una mattanza, lì si muore nella totale indifferenza delle autorità che dovrebbero fare qualcosa e tutelare la vita delle persone e invece adesso cominciano ad avere paura e giocano allo scaricabarile delle responsabilità».

Quel 17 luglio, il giorno dopo l’ultimo bagno fatale di Hanna e Oleksii, Mauro Mariotti lo ha trascorso seguendo minuto per minuto le operazioni di ricerca e recupero dei due corpi.

«I divieti di fatto non esistono, non sono chiari e nemmeno visibili - continua Mariotti - Conoscevo Hanna, se avesse saputo che lì non si poteva fare il bagno e che era pericoloso non sarebbe mai entrata in acqua e non avrebbe consentito di farlo nemmeno al figlio. Hanna è sempre stata rispettosa delle regole, il fatto è che i cartelli presenti oggi sono interpretabili e poco chiari. Eppure le leggi ci sono, in un raggio di 100 metri dal punto d’immissione dei fiumi non si può fare il bagno».

Mauro Mariotti non ha nessuna intenzione di arrendersi: «Io non me ne sto zitto, assolutamente no - incalza - Dopo la tragedia di Hanna e Oleksii il Comune di Riva ha fatto mettere tre cartelli che di fatto non dicono nulla, senza alcun riferimento legislativo, senza alcuna spiegazione. Chi ha la responsabilità di quanto accaduto deve prendersela».

L’annuncio della sindaca Cristina Santi che di fatto sancisce la chiusura della spiaggia (oggi con le reti, in futuro con barriere) lo fa arrabbiare ancora di più: «Ci volevano tre morti? - replica duro Mariotti - Dopo tre tragedie si decidono a mettere le reti? Se vi fosse stata la segnaletica appropriata, so che Hanna e come lei anche tantissime altre persone non sarebbero mai entrate in acqua in quel punto maledetto».

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