Serrande giù al sexy shop «Pure l'eros paga la crisi»
La crisi morde forte anche nel settore dell'erotismo. Quando un componente della coppia perde il lavoro o quando si è precari è difficile trovare i soldi per acquistare biancheria sexy o vibratori. Per questo il negozio automatico di via Prato a S.Giorgio ha chiuso i battenti. Con la città della Quercia non si tratta di un addio, bensì di un arrivederci, visto che il titolare dell'azienda «Soft patch» vuole rilanciare aprendo un nuovo punto vendita più spazioso e in una posizione più centrale
SAN GIORGIO - La crisi morde forte anche nel settore dell'erotismo. Quando un componente della coppia perde il lavoro o quando si è precari è difficile trovare i soldi per acquistare biancheria sexy o vibratori. Per questo il negozio automatico di via Prato a S.Giorgio ha chiuso i battenti. Con la città della Quercia non si tratta di un addio, bensì di un arrivederci, visto che il titolare dell'azienda «Soft patch» vuole rilanciare aprendo un nuovo punto vendita più spazioso e in una posizione più centrale. A S.Giorgio la presenza dell'«Hot shop» aveva fin da subito causato mugugni, tanto che il quartiere aveva spinto il sindaco a organizzare un incontro per esaminare «il problema».
Le bambole gonfiabili non erano vicine di casa gradite e probabilmente non lo saranno neanche in via Halbherr, dove il proprietario sta valutando di trasferire l'attività. A S.Giorgio l'«Hot shop» è chiuso dal 7 gennaio, dopo un anno e mezzo di apertura, con un giro di clienti di circa 6mila persone. «All'inizio gli affari andavano bene, mentre ultimamente abbiamo registrato un calo. Sicuramente in parte è colpa della location periferica», spiega il titolare. Lazienda «Soft patch» comunque non ne vuole sapere di gettare la spugna. «Riprendiamo in mano tutto: ci spostiamo vicini al centro, in spazi più ampi, aggiungendo distributori e investendo sul sito internet».
Anche il nuovo punto vendita tutelerà completamente la privacy dei clienti, garantendo il massimo dell'anonimato a chi acquista frustini, abiti in latex e preservativi al gusto frutta. «Il nostro commercio è ancora tabù anche se il sesso non fa male a nessuno»