All'ospedale di Rovereto arriva il parto in acqua
Anche all’ospedale S.Maria del Carmine si potrà partorire in acqua. Una bella notizia per le future neo mamme e per tutte le donne della Vallagarina, che fino ad oggi, se volevano mettere al mondo il proprio figlio avvolte dal tepore di un bagno caldo, potevano rivolgersi solo alle strutture altoatesine, a Tione, ad Arco e, da febbraio, a Trento
Anche all’ospedale S.Maria del Carmine si potrà partorire in acqua. Una bella notizia per le future neo mamme e per tutte le donne della Vallagarina, che fino ad oggi, se volevano mettere al mondo il proprio figlio avvolte dal tepore di un bagno caldo, potevano rivolgersi solo alle strutture altoatesine, a Tione, ad Arco e, da febbraio, a Trento.
La lieta novità nel reparto di Ostetricia diventerà realtà una volta ultimati i lavori al settimo piano: il crono-programma del cantiere sarà stabilito la prossima settimana in un incontro tra il primario Marco Ioppi e il responsabile del Servizio tecnico dell’Azienda sanitaria, Claudio Cortelletti. Con ogni probabilità, comunque, nel 2016 le partorienti potranno immergersi nell’acqua per il travaglio e la delicata fase espulsiva.
Il cantiere a Ostetricia e Ginecologia è rimasto bloccato per diversi mesi a causa di un ricorso al Tar da parte di un’azienda esclusa dall’appalto: l’intervento di ristrutturazione era già stato finanziato, ma prima di aprire la porta agli operai si è preferito attendere il pronunciamento del tribunale e far trascorrere anche i canonici 60 giorni per altri eventuali ricorsi. Nel frattempo si è provveduto a liberare l’ala nord del reparto, quella maggiormente interessata dal cantiere, dove attualmente si trovano alcune stanze di degenza e degli ambulatori.
Il progetto di riorganizzazione avrà come fulcro lo spostamento delle tre sale parto dal sesto al settimo piano dell’ospedale, in modo da accorciare la «distanza» tra lo spazio dove si mette alla luce il piccolo e quello dove ci si occupa delle prime esigenze del bebè. «Il nostro obiettivo è quello di sistemare il neonato nella stessa stanza della madre, un procedimento che si chiama “rooming-in”, in modo che trascorrano insieme ventiquattr’ore su ventiquattro durante la permanenza in ospedale. Abbiamo la fortuna di avere camere da uno o due letti che ben si prestano a questa esigenza», spiega il primario Ioppi, uno dei più forti sostenitori dell’«umanizzazione» del parto. «Bisogna dare a ogni donna la possibilità di vivere l’esperienza della nascita secondo i suoi valori e i suoi desideri», sottolinea il medico.
L’installazione di una vasca nella terza sala parto rientra proprio in quest’ottica. «L’acqua è un mezzo per poter migliorare il decorso del travaglio, allevia i dolori e rende le contrazioni più sopportabili. Il parto avviene quindi con maggiore naturalezza, perché anche per il piccolo l’uscita dal grembo materno è meno traumatica», precisa Ioppi che, nel 2000, a Riva, fu il primo medico a sperimentare la nascita in acqua.
Al settimo piano dell’ospedale roveretano sarà posizionata una vasca ovale da un metro e mezzo di diametro, attrezzata con strumentazione in grado di rilevare il battito cardiaco del feto, l’intensità e la qualità delle contrazioni. Prima di utilizzarla, il personale del reparto sarà formato su questa particolare tecnica di ostetricia.
Il Santa Maria del Carmine si presta particolarmente a ospitare questa modalità di assistenza in virtù delle sue dimensioni ridotte. Con circa mille nascite all’anno, e una media di due-tre parti al giorno, il rischio di trovare la vasca occupata è molto basso. «A dire il vero non sono tantissime le donne che scelgono questa via. Credo sia sbagliato fissarsi su un tipo di parto, è il risultato che conta, anche perché crearsi troppe aspettative poi può dare vita a delusioni. La gravidanza, e soprattutto le sue fasi finali, è un percorso imprevedibile. Le mamme devono capire che non sono loro a decidere, ma il bambino», conclude il primario.