Rovereto, ladri informatici per svuotare le slot
Malviventi? Sì, ma pure abili tecnici informatici. A tal punto da riuscire, con un «semplice» accorgimento tecnologico, a far impazzire le slot machine «obbligandole», come nel miglior film poliziesco, ad alzare le mani: tradotto significa spalancare il carrello nonostante non si sia raggiunta la combinazione vincente e svuotare nelle mani dei ladri tutte le monetine.
Uno stratagemma, questo, mai visto prima in Trentino e che ha garantito ai mariuoli - due cittadini albanesi di 29 e 24 regolarmente domiciliati in Lombardia - di arraffare in due giorni di «turismo» roveretano parecchie migliaia di euro. Roba da film poliziesco e, non a caso, a scoprire il colpo gobbo è stata proprio la polizia. E c'è di più: l'intervento della volante è stato addirittura antecedente a quando i diretti interessati - sei tabaccai roveretani tra il centro storico, Lizzana e Borgo Sacco - si sono accorti degli ammanchi. A quel punto, però, gli svuotatori di slot machine informatici (che si è scoperto essere delle vere e proprie personalità nel genere) se l'erano già svignata chissà dove anche se fotosegnalati.
Ma andiamo con ordine. A dare il «là» alla singolare operazione, come detto, è stata una volante del commissariato di via Sighele che, durante un quotidiano controllo del territorio, ha notato una macchina sospetta ferma nei pressi del Pinguino di via Abetone.
Gli agenti hanno identificato i due stranieri a bordo e dal terminale è emersa una lunga fila di precedenti penali per reati contro il patrimonio. Non solo: nelle tasche avevano circa 300 euro in monetine. A precisa domanda, hanno risposto di aver vinto alle slot ma il tono della voce e, obiettivamente, la fedina non certo immacolata hanno convinto i poliziotti a portare in commissariato i due ragazzi per ulteriori accertamenti. A questo punto è iniziata una caccia all'impossibile: capire la provenienza delle monete. La ricerca in tutto il Trentino tra chi ospita nel proprio locale una macchinetta, però, ha dato esito negativo. A quel punto i due albanesi sono stati lasciati andare.
Una settimana dopo ecco il colpo di scena: l'Euromatic, l'azienda che serve agli esercizi - bar e tabaccherie - le slot machine e le videolottery si è accorta di vincite non registrate nonostante le casse vuote delle singole postazioni. Si è così risaliti ai sei locali (quattro edicole del centro, una a Lizzana ed una a Borgo Sacco) colpiti e dalle immagini del sistema di videosorveglianza si è dato un volto ai «vincitori non per caso» che, ovviamente, corrispondevano con le foto in mano alla polizia.
Le indagini hanno anche permesso di capire quale ingegnoso meccanismo utilizzassero questi professionisti del «bingo»: con un microchip installato in un vecchio telefonino Tacs (anni luce lontano dallo smartphone) hanno infatti inventato un disturbatore di frequenza, un marchingegno in grado di far impazzire il software delle slot. Come? Interagendo con il microcervello elettronico delle macchinette che, stimolate dal sensore, segnalava la vincita e dunque apriva il cassetto «sputando» monete come un salvadanaio alla festa dei diciotto anni. Non a caso, ogni visita in una delle edicole di Rovereto fruttava 5-600 euro al colpo, con i tabaccai convinti nel colpo di fortuna dei nuovi avventori.
Confrontando la due giorni roveretana assai redditizia con altre «giocate» in giro per l'Italia si è pure scoperto che i due - comunque denunciati per furto aggravato - erano mesi che ripulivano slot machine in tutto il Paese senza che nessuno si fosse mai accorti di nulla. Anzi, qualcuno in verità gli ha sgamati: un barista cinese di Asti.