Fa il bullo a 30 anni, finisce a processo
Minacciava un ragazzino con il suo pitbull e pretendeva soldi per restituirgli la catenina
Giovani ma con aspirazioni non certo sane visto che, per raggranellare qualche soldo, non lesinavano a ricattare e minacciare adolescenti incontrati per caso. Nei guai sono finiti tre ragazzi beccati dai carabinieri un annetto fa e le accuse di cui devono rispondere davanti al tribunale sono di quelle che, se confermate con una condanna, ti tagliano le gambe. Perché gli anni di galera, ancorché virtuali (siamo pur sempre in Italia) non sono affatto pochi. E buon per loro che la procura non ha contestato l'associazione a delinquere.
A capo di questo giro di malaffare da strada ci sarebbe stato un trentenne con, ahimè, precedenti specifici rimediati altrove. A Rovereto, però, sarebbe la prima volta e a dargli man forte avrebbe trovato una ragazza ventenne forse ammaliata dalla possibilità di poter vivere un'esperienza forte stile «Bonnie e Clyde» (ma che si trova sul groppone la poco edificante accusa di riciclaggio) e un amico di un paio d'anni più grande che, anziché dedicarsi al bullismo vero e proprio, ne avrebbe approfittato per spacciare «fumo», in piccole quantità ma a minorenni e dunque una cessione assai più grave.
La vicenda più torbida, però, ruota attorno a quella sorta di boss del quartierino che tra l'estate e l'inverno dell'anno scorso avrebbe terrorizzato un ragazzino preso di mira praticamente per caso e poi obbligato a pagare per evitare guai. È quanto è capitato ad un 14enne che, un bel giorno, si è trovato davanti il bullo con il doppio della sua età. Quest'ultimo, che si è fatto forte della differenza anagrafica ma soprattutto di stazza, si è fatto consegnare la catenina d'oro e i soldi che lo sventurato adolescente aveva nel portafoglio, 150 euro. Non pago, si è pure preso lo Smartphone. Furto? Giammai! Il bellimbusto ha infatti chiesto il riscatto: 450 euro assicurando la vittima che l'avrebbe tenuta costantemente d'occhio. E così pare sia avvenuto. In un'occasione, sempre in centro storico, avrebbe schiaffeggiato il ragazzo pretendendo i «suoi» soldi e a questo sono seguite minacce fisiche: «Ti legno, ti spacco la faccia e poi ti faccio sbranare dal mio cane». Che, per la cronaca, non era certo un barboncino ma un grosso pitbull, «bestiolina» non propriamente da salotto. A rendere più drammatica la disavventura della vittima, poi, ci si è messo l'ovvio valore affettivo della catenina d'oro ricevuta da piccino e la paura di raccontare a casa di essersela fatta rubare da un balordo. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata proprio la presenza del cagnone. E così, a casa, il ragazzino è scoppiato in lacrime ed ha raccontato tutto ai genitori. Mossa furba, questa, visto che il padre si è rivolto ai carabinieri che hanno preparato la trappola.
All'ennesimo incontro con il bullo, infatti, il derubato ha assicurato che gli avrebbe pagato i 450 euro richiesti. Fissato l'appuntamento per il giorno dopo è scattata l'offensiva: quando il trentenne si è presentato al «saldo» con la fidanzatina e il pitbull è stato arrestato. Tutto bene? No, perché nel frattempo proprio la giovane «Bonnie» aveva venduto la collanina per 250 euro. Di qui, per la ragazza, l'accusa di riciclaggio.
Per il «boss», invece, si parla di estorsione e pure di spaccio a minori (avrebbe venduto hashish, ancorché dosi inferiori al grammo, roba da 10 o 20 euro al colpo, a sedicenni davanti alla scuola).