Il dramma Alzheimer Ricoverato solo il 20%
Zeni: «Presto una mappatura dei singoli casi»
Quindici anni fa si costituiva l'Aima di Rovereto, l'associazione a sostegno di malati di Alzheimer. Era il 2000 e un gruppo di famigliari decise di impegnarsi per aiutare le persone affette da quella malattia ancora così poco conosciuta e le loro famiglie. La prima esigenza fu quella di creare un centro diurno dedicato che aprì nel 2002 e tutt'oggi è l'unico della città. La struttura, che si trova presso la Rsa Sacra Famiglia in via Saibanti, ha a disposizione 20 posti letti, sempre occupati. Altri venti posti, per pazienti più gravi, sono garantiti dal nucleo per demenze dell'Rsa di via Vannetti, mentre un'altra decina di malati è seguita dal servizio di assistenza domiciliare.
La maggior parte dei pazienti però - a Rovereto sono 136 i soci/famiglie iscritte all'Aima - sono a casa, accuditi dai famigliari. In Trentino, ogni anno, sono 600 i nuovi casi di Alzheimer, la più comune forma di demenza degenerativa. La stima complessiva, invece, si attesta attorno alle 7 mila unità. Ma, come afferma la presidente dell'Aima roveretana Silvia Osvald, una precisa analisi anagrafica sulla problematica manca a livello sia territoriale che provinciale.
Durante il convegno dal titolo «Aima a Rovereto dal 2000 al 2015», tenutosi presso la Fondazione Cassa di Risparmio, l'assessore provinciale alla salute e politiche sociali Luca Zeni ha promesso una mappatura dei casi per poter garantire le misure e i servizi di assistenza socio-sanitaria. Come ha illustrato l'assessore, di quelle 7000 persone affette da demenza a livello provinciale, meno della metà sono ospitate nelle Rsa, mentre la maggior parte (circa l'80%) è curata nel proprio domicilio. I servizi attualmente attivati consistono in 22 nuclei dedicati alle persone con demenza per un totale di 190 posti letto, due centri diurni, uno a Trento e uno a Rovereto, per una quarantina di posti e 80 persone seguite dall'assistenza domiciliare specifica.
«Nel 2000 quando ci siamo costituiti - prosegue Osvald - mancavano le informazioni sulla malattia, i sussidi e i servizi erano assenti e le famiglie abbandonate a se stesse. In questi quindici anni come Aima abbiamo attivato sportelli informativi e centri d'ascolto, il cafè Alzheimer e la giornata mondiale in piazza, promosso percorsi formativi, di sostegno per le famiglie e aperto collegamenti con le istituzioni. Le persone hanno acquisito maggiori conoscenze sulla malattia, ma c'è ancora molto da fare».
Primo obiettivo: la diagnosi precoce e tempestiva per ridurre i tempi di attesa, ora di qualche mese, e attivare fin da subito un percorso assistenziale adatto al paziente. «La partita dell'assistenza ai malati di Alzheimer è fondamentale - conferma l'assessore Zeni - il piano provinciale per le demenze, attivato a maggio 2015, punta proprio a questo».
Tra gli altri obiettivi, la necessità di garantire la presenza di figure professionali di riferimento che s'incarichino del monitoraggio della malattia, a partire dal medico di base. E ancora, far in modo che i servizi siano appropriati e graduati in relazione alla progressione della malattia e capillari su tutto il territorio. Infine, conclude Zeni, intendiamo creare una rete provinciale con tutti i soggetti che si occupano delle persone con demenza.