Niente posto da precario perché sono precari
La legge, spesso e volentieri, è davvero spietata. E, per esempio, punisce degli aspiranti lavoratori a tempo determinato per il solo fatto di aver svolto mansioni, fino a quel momento, proprio a tempo determinato. Insomma, per ambire a un posto con data di scadenza bisogna aver avuto in tasca, prima, un contratto di lungo corso. Una contraddizione? Assolutamente sì ma così è la legge figlia dell'Italia, un Paese che non brilla certo per logica e trasparenza.
Il caso riguarda la selezione indetta dal Comune per il ruolo di direttore generale. Certo, una posizione di prestigio e privilegio (si tratta pur sempre di un superdirigente chiamato dal sindaco a tenere a bada tutti i vertici di palazzo Pretorio) ma legata alla consigliatura e quindi in scadenza, manco fosse uno yogurt, con la fine del mandato del primo cittadino. Questa, però, è la norma e non è certo invenzione di Valduga o di chi prima di lui.
La domanda per i galloni di city manager l'hanno presentata in 31 e di questi quattro sono stati cestinati perché privi di esperienza in quanto lavoratori, fino a ieri o l'altro ieri poco importa, co.co.co., co.co.pro. o a progetto. Insomma, precari ancorché di alto bordo ma poco inclini, per legge, alla qualifica in ballo proprio perché provenienti dal precariato. Sembra contorto ed effettivamente lo è ma nella terra dei cachi tutto è possibile.
La prima scrematura, comunque, ha lasciato sul tavolo 27 candidati, donne e uomini da ogniddove di età compresa tra 35 e 64 anni. Tutti in cerca di un mestiere, tutti laureati e con esperienza ma spinti dal bisogno di avere uno stipendio a fine mese o, per i più in là con l'età, gli ultimi contributi prima della sospirata pensione.