Sotto accusa: botte e sputi alla fidanzata ventenne
Quando si parla di maltrattamenti in famiglia si immagina un nucleo in cui i rapporti con il tempo si sono logorati, magari schiacciati sotto la mole quotidiana delle difficoltà che, qualche volta, la vita porta con sé. Siamo meno abituati a sapere di maltrattamenti tra giovanissimi. Eppure ci sono. Ne sa qualche cosa una giovanissima studentessa universitaria, uscita da un incubo vero da poche settimane. La convivenza con un compagno di studi si è trasformata - secondo la denuncia, ma anche secondo la procura - in un vero inferno, tra percosse e offese, ma soprattutto comportamenti degradanti. Roba da secoli bui e patriarcato spinto. Una situazione che la ragazza ha avuto il coraggio di fermare: qualche settimana fa ha sporto querela nei confronti del compagno, che è finito nei guai seriamente. Ora lui si è trasferito, colpito da un divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla ragazza, mentre il procedimento penale è avviato verso la conclusione: concordato un patteggiamento con la procura, sta aspettando che su quell’accordo si pronunci il Gip.
La vicenda, come detto, sembra arrivare da un altro secolo. I due protagonisti sono giovani studenti universitari, che frequentano i corsi in Trentino e che vivevano insieme in Vallagarina. Almeno all’inizio dev’essere stato amore, poi lui - stando alle accuse - ha iniziato con comportamenti da «marito padrone». Non solo percosse, quando si arrabbiava.
Ma anche veri e propri maltrattamenti psicologici. Rimproveri costanti - anche in presenza di altre persone - offese tali da ledere la dignità della giovane donna. E ancora, sputi, calci. E poi c’erano le regole. Incomprensibili per il terzo millennio. Sul vestiario, sulle faccende domestiche, sugli atteggiamenti che le doveva o non doveva tenere con gli estranei, con gli amici, con i colleghi. Nel caso in cui lei non rispettasse il decalogo, arrivavano le punizioni. Pure queste, degradanti. In un caso il ragazzo avrebbe pure tentato di strangolarla.
E tutto questo, nella migliore tradizione degli uomini violenti, lo faceva assicurandole che era un trattamento per il suo bene, per renderla migliore.
Un incubo, da cui lei si è ribellata qualche tempo fa. Trovato il coraggio, si è presentata davanti agli inquirenti e ha raccontato tutto. Ha spiegato questi mesi in cui l’uomo che avrebbe dovuto amarla ha tentato di toglierle libertà e dignità, ha ripercorso, uno per uno, episodi, momenti e aggressioni. Una querela circostanziata, che già sembrava credibile. Ma che la polizia ha corroborato da una serie di ulteriori elementi di prova - dalle testimonianze di chi aveva assistito ad alcuni episodi, ai messaggi che lui aveva inviato a lei, sufficienti da soli a dare la misura del clima in casa - che hanno convinto la procura ad agire: era ora di fermare quel ragazzo che nulla aveva capito dei rapporti di coppia. Anche perché nonostante la giovane donna si fosse ormai allontanata da lui, l’ex fidanzato tentava ancora di avvicinarla, convincendola a ripensarci.
Da qui la scelta di muoversi in fretta: la procura ha prima chiesto a Gip una misura cautelare, arrivata subito. Il ragazzo non può più avvicinasi ai luoghi che lei frequenta. Poi è andato avanti il procedimento penale. Il ragazzo è stato assistito dall’avvocato Daniela Conzatti, che ha fatto quel che poteva per limitare i danni: preferendo evitare il dibattimento, si è deciso di patteggiare. L’accordo con la procura, per una pena di un anno e sette mesi, già c’è. Il giovane ora si è trasferito fuori provincia e aspetta che il Gip si pronunci sul patteggiamento.