Salvini e Lega contro Mirandola Chiesto danni per 80 mila euro
Processo per diffamazione a carico dell’avvocato, ex consigliere del Pd a Rovereto
L’europarlamentare e segretario della Lega Nord Matteo Salvini non fa passi indietro. Anzi, rilancia. Alla prima udienza del processo per diffamazione a carico dell’avvocato (nonché esponente del Pd) Paolo Mirandola, il leader del Carroccio non si è presentato ma in compenso si è costituito parte civile.
Lui e anche la Lega Nord, hanno chiesto un risarcimento danni notevole: 30 mila euro per sè e 50 mila per il partito. Tutto per la frase espressa durante una seduta del consiglio comunale roveretano, riasumibile in parte con un «Salvini in galera».
Sarà il giudice di pace a valutare il caso. E lo farà a partire dal 21 luglio, quando si sentiranno i testimoni. L’accusa ha chiamato il solo Salvini, in quanto parte lesa, il consigliere comunale del Carroccio Viliam Angeli e un inquirente.
Mirandola certo non disconosce le frasi pronunciate e peraltro immortalate nella registrazione video della seduta. La difesa punterà sul fatto che di politica si trattava, non di offese personali. A decidere, come detto, sarà il giudice di pace.
La vicenda, si ricorderà, risale al marzo scorso. Erano i giorni della grande manifestazione a Roma, in cui il popolo di Salvini - ma anche una fetta importante di destra - si era fatta immortalare con la maglietta «Renzi a casa».
Qualche giorno dopo - era il 4 marzo 2015 - si teneva il consiglio comunale di Rovereto. E il consigliere Viliam Angeli della Lega Nord, a metà seduta, tolse giacca e sciarpa mostrando la maglietta della manifestazione. Dai banchi del Pd questa mossa venne intesa come una provocazione, a cui rispose Paolo Mirandola, all’epoca capogruppo del Pd, che disse: «Ultima considerazione doverosa. Qui il collega Angeli ha indossato la maglietta Renzi a casa. Io ho su questa cravatta, non si vede, ma ho scritto “Salvini in galera”. Salvini, un mascalzone, un delinquente abituale per tendenza, inserito naturalmente in un discorso politico, ha radunato in piazza del Popolo il peggio del Paese, i fascisti le.. le... le Casa Pound, associazioni che sono venute dalla Germania, dalla Grecia, da altri Paesi, le più destre possibili, le più pericolose possibili.
Noi qui non faremo mai l’Aventino perché se si tratta di misurarsi e di scontrarsi, siamo pronti anche con altri mezzi a misurarci con questa gentaglia. Io dico che è la feccia del Paese e quindi concludo dicendo: Salvini in galera».
L’uscita non venne gradita da Angeli, che promise querela. E querela fu. Così è stato avviato il processo.