Atti sessuali con un tredicenne Tre arresti per pedofilia Abusi scoperti dalla mamma
Avrebbero avuto contatti di tipo sessuale con un tredicenne online. Messaggini, tentativi di approccio. Poi frasi più esplicite. Infine gli incontri. In cui si sarebbero approfittati fisicamente dell'innocenza del ragazzino. Con questa accusa, pesante come un macigno, sono finiti in cella venerdì 14 aprile tre uomini trentini: un roveretano, un trentino e un bolzanino.
Sono indagati per l'articolo 609 quater. Quello più impensabile, tra i reati sessuali: atti sessuali nei confronti di un minore di 14 anni. Detta brutalmente, pedofilia. Perché il nostro codice sotto quell'età prevede una tutela assoluta: paradossalmente, non importa nemmeno di chi sia l'iniziativa, non importa se non vi sia resistenza da parte della vittima, non importa nemmeno che abbia o meno detto di no. Perché si parte dal presupposto che in un'età così giovane tutto venga vissuto come un gioco, certo senza consapevolezza. L'adulto deve rispettare il ragazzino o il bambino. Punto. E secondo l'accusa - la richiesta di misura cautelare è stata avanzata dal pm Valerio Davico, e firmata dal Gip Monica Izzo - i tre uomini finiti in cella venerdì santo non l'avrebbero fatto. Ma se questo è il teorema d'accusa, è presto per dire quanto in là porterà: l'indagine è di fatto alle sue battute iniziali.
Tutto è cominciato qualche settimana fa. Ad accorgersi di tutto, la mamma del ragazzino, un tredicenne residente in Trentino. La donna ha fatto una cosa intelligente, in tempi difficili, dove la vita virtuale di ognuno si incrocia spesso con quella reale: ha dato un'occhiata al telefono del figlio. Accorgendosi di alcuni messaggi che proprio non le tornavano. E a quel punto non ha preso sotto gamba il problema, ma ha fatto l'unica cosa giusta in questi casi: si è rivolta alle forze dell'ordine. La polizia postale ha preso in mano il caso, mettendo in atto tutte le verifiche necessarie. E purtroppo in poco tempo ci si è resi conto che il ragazzino si era imbattuto in uomini che per età non potevano avere interessi in comune con lui. Tre in particolare: uno residente a Rovereto, uno a Trento e uno a Bolzano. Gente che lui non frequentava nella sua vita quotidiana. Addirittura persone che non vivevano nella cittadina in cui lui vive. Ce n'era abbastanza per aprire un'indagine per addescamento.
Poi però la situazione è peggiorata. Perché gli inquirenti, che si concentravano nella ricerca di prove di un rapporto esclusivamente virtuale, si sono accorti che questi contatti con il minore non si limitavano a qualche sms. Si sono accorti che il peggior sospetto si stava trasformando in realtà: il ragazzino con i tre uomini aveva avuto contatti, si era incontrato. E - secondo l'accusa - sarebbe rimasto vittima di persone che avrebbero approfittato della sua età e della sua immaturità. Non l'hanno costretto, men che meno gli hanno dato dei soldi. Ma, come si diceva, sotto i 14 anni resti una vittima, se qualcuno ti tocca. Anche se non dici di no.
Questo è il pochissimo che si conosce, su una vicenda davvero delicata. L'indagine è alle prime battute, e le accuse devono essere provate. Quindi è presto per dire se le accuse nei confronti dei tre attualmente in cella reggeranno al vaglio di un eventuale giudice di merito. Certo è che un primo vaglio l'hanno superato: il Gip quell'ordinanza cautelare l'ha disposta. Resteranno in cella, almeno fino all'eventuale riesame.