I carnevali di piazza, forse gli ultimi. Allarme dei comitati

di Nicola Guarnieri

Il Carnevale è a rischio? Pare proprio di sì. La festa più amata dalle famiglie - soprattutto dai bambini che per una volta all'anno possono mascherarsi emulando i loro eroi e giocare con stelle filanti e coriandoli - potrebbe avere le ore contate per colpa di un mondo che si sente insicuro e di una burocrazia che tallona i timori globali e infila serie interminabili di paletti che rendono difficile, se non impossibile, organizzare i convivi di piazza. 

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La stagione del divertimento collettivo e della cucina da campo, che si aprirà sabato per accompagnarci fino alla Quaresima, potrebbe essere l'ultima ricca di ritrovi e di serena socialità «open» nei nostri paesi. Che si chiami Isis piuttosto che panico collettivo poco importa: l'ultimo ritrovato dello Stato che ha paura riguarda le barriere. E allora avanti con blocchi di cemento dove sfilano le mascherine o dove si gustano i «bigoi» ovviamente accompagnati da un piano ben dettagliato elaborato esclusivamente da un professionista, meglio se ingegnere. È questa la novità 2018 per il Carnevale e si aggiunge ad una montagna di altri oneri costosi e brigosi che stanno allontanando i volontari dalle piazze e dalle manifestazioni goliardiche. Perché già uno ci mette tempo e soldi di tasca propria per animare il paese o il quartiere e poi deve fare i conti con leggi, norme e circolari che rovinano lo spirito e i portafogli. Meglio mollare, insomma, e restituire le comunità al silenzio. 

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Del caso si sta occupando anche il consigliere provinciale di Civica Trentina Claudio Civettini che ha portato la questione in piazza Dante chiedendo lumi e, soprattutto, interventi e aiuti alla Provincia per evitare di consegnare agli archivi uno spaccato di vita sociale trentina che coinvolge da anni migliaia di persone. 

L'elenco degli intoppi, d'altro canto, è eterno ed è figlio dell'italica incapacità di organizzare la comunità. A farne le spese, però, come sempre sono i volontari, quella forza che la politica sbandiera ai quattro venti come fonte di ricchezza e vitalità ma che poi abbandona nel momento del bisogno. Il risultato è che il Carnevale di piazza si sta esaurendo e nel prossimo futuro si concentrerà solo su alcuni eventi organizzati dai Comuni o comunque da grosse associazioni. Il primo che rischia di sparire per sempre è anche il primo ad aprire le danze: San Giorgio. Il Comitato carnevale e maccheroni quest'anno voleva abbandonare l'agorà: «Troppe spese, troppa burocrazia, troppi problemi e niente soldi. - spiega il segretario Luciano Serra - E non c'è nemmeno cambiamento, i giovani si stufano perché le carte da presentare sono tante e adesso c'è pure questa cosa dell'Isis che potrebbe attaccare. E la responsabilità di garantire la sicurezza, imposta dal governo, è del comitato. Se poi qualcosa va storto si paga di tasca propria. Per cosa? Per aver offerto al quartiere un ritrovo di gioia e condivisione. Non ha più senso». 

Il Carnevale di San Giorgio è un'istituzione, non può svanire nel nulla! «Ma la burocrazia ci sta uccidendo e adesso è arrivato pure il provvedimento del ministro dell'Interno. Il problema è che la polizia amministrativa ha messo la clausola sotto la richiesta di autorizzazione: la gestione della sicurezza è a carico degli organizzatori. Significa che se succede qualcosa ci rimettiamo noi. Tra l'altro stiamo ancora aspettando l'autorizzazione del sindaco». 

Sabato, però, si parte? «Sì anche se dovrebbe essere l'ultima volta. Ma è il 50esimo e i vecchi, che si ricordano la prima edizione del 1968, hanno insistito affinché non mollassimo proprio adesso. Allora avanti anche se le spese sono tantissime. Pensi che solo per l'affitto dei locali dove teniamo la struttura del Carnevale paghiamo 2 mila euro all'anno al Comune. Per fortuna abbiamo avanzato soldi e stiamo ancora sfruttando quanto fatto dai vecchi. Prima o poi, però, finirà tutto». 

Come procede l'autofinanziamento? «Male. Una volta c'erano 200 aziende che sponsorizzavano, gente locale, che ci teneva. Adesso non c'è più nessuno della zona, nessuno ci crede più».
E il ricambio generazionale? «Manca. I giovani si spaventano dalla gran mole di lavoro e di carte bollate e dal rischio di pagare anche un errore da poco. Così non si può andare avanti. Tra l'altro quest'anno, per la prima volta, il Comune ci ha chiesto di pagare 35 euro per la chiusura di un pezzo di strada».  

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In periferia non si sta certo meglio che in città. Anzi. A far resistere il Carnevale, nei paesi, per fortuna ci sono le Pro loco. Come quella di Mori Val di Gresta che si occupa di oltre una decina di feste. «È dura. - allarga le braccia Gino Comper , che è pure membro della federazione delle Pro loco trentine - Ci sono troppi vincoli. Come Pro loco prepariamo per tempo tutta la documentazione ai vari comitati, seguiamo la parte burocratica». 
È così pressante? «Di più. E infatti il Carnevale inteso come festa popolare di piazza sarà destinato a sparire: troppa burocrazia». 
E la sicurezza anti-Isis? «È un altro problema che si è aggiunto. Le norme anti-intrusione, i mezzi di traverso, i blocchi di cemento sono imposti. Ma serve il progetto di un ingegnere per il Piano sicurezza ed è richiesta l'Hccp per somministrare alimenti. È un guaio: ormai non è più l'occasione per fare festa in piazza». 
La Pro loco sgrava parecchio i comitati. «Cerchiamo di andarci dietro. Per un comitato è un enorme problema organizzare il Carnevale. Perché oltre ai divieti e alle imposizioni si devono comperare i maccheroni, il beveraggio e gli sponsor sono rari. E non c'è più buona fede, nessuno si prende la responsabilità di autorizzare un evento. Se accade qualcosa di brutto, infatti, parte la caccia alle streghe. Poi ci sono i corsi obbligatori per volontari per poter somministrare alimenti. Di sociale e conviviale non è rimasto nulla».
Far pagare il piatto di pasta, uno o due euro, diventa quasi indispensabile. «È così ma la gente non si rende conto».  

Le nuove leve? Non pervenute. «Non entrano i giovani che danno una mano e le feste piccole sono destinate a sparire. Non vuole impegnarsi più nessuno». La questione ricambio è diffusa. Ne sanno qualcosa anche a Isera dove il comitato è presieduto, nonostante gli acciacchi anagrafici, dall'inesauribile Giorgio Chiusole . «Se non si fanno avanti i ragazzi si chiude tutto. È dal 1954 che ci siamo: tutti volontari ma i giovani non vengono perché spaventati dalla burocrazia».

LA PASTA SI PAGA

Si starà pure intravvedendo la luce in fondo al tunnel della crisi ma la morsa di anni di recessione è dura da allentare. Tant’è che per evitare fallimenti anche sociali le associazioni di volontariato che si dannano l’anima per tenere insieme un quartiere o un paese sono costrette a ricorrere ad una tassazione. Si tratta di pura sopravvivenza di un evento, come il Carnevale, rimasto uno dei pochi a far socializzare davvero tutti. Dopo decenni di ottima pasta distribuita gratuitamente a grandi e piccini, ricchi e poveri, da quest’anno si pagherà 1 o 2 euro praticamente ovunque. È il costo della burocrazia che ad ogni cambio di calendario aggiunge pretese e balzelli mettendo a dura prova il Carnevale e i tanti volontari che lo animano. 

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In Vallagarina sono 54 le feste di piazza ma dal prossimo anno si potrebbero contare sulle dita di una mano. Per evitare la fine della stagione della goliardia il consigliere provinciale di Civica Trentina Claudio Civettini ha presentato una corposa interrogazione in Provincia. Dove si chiede all’ente pubblico di intervenire oltre che pretendere risposte chiare in merito alle barriere anti-terrorismo e alla spese, gravose per i comitati, come la Siae per il sottofondo musicale. «La Provincia dovrebbe farsi parte attiva per un supporto pratico alle associazioni che organizzano i carnevali, in modo da sgravare almeno l’imponente parte burocratica».

VOLANO, CARRI AL MINIMO STORICO 

Lo storico carnevale di Volano, il più atteso della Vallagarina nonché l’unico che porta avanti la tradizione dei carri, arranca. Non tanto per l’entusiasmo e la dedizione dell’instancabile Comitato, ma per la mancanza di nuovi volontari e genitori pronti a mettersi in gioco e dedicare tempo alla costruzione degli spettacolari carri. «Quest’anno i carri allegorici saranno quattro, invece di 6 o 7: forse il minimo storico. - ammette con un pizzico di dispiacere <+nero>Francesca Pozza<+testo> del Comitato Carnevale - All’appello mancheranno due carri delle elementari». Incomprensioni interne che hanno minato gli equilibri del gruppo, la motivazione per una classe. Mentre un’altra ha sofferto la carenza di papà disposti, la sera o nel tempo libero, a recarsi al capannone per l’allestimento dei mezzi. «Per alzare le strutture e metterle in sicurezza servono almeno 5 o 6 persone per carro: in un classe da 20-25 alunni non dovrebbe essere un problema e invece lo è. A molti genitori interessa solo arrivare il giorno della sfilata e mettere il proprio figlio sul carro per fargli una foto e farlo divertire. E così sono sempre i soliti volenterosi a metterci l’anima e portare avanti quella che a Volano è una tradizione di lunga data».
Ma non solo. A pesare, lamentano alcuni volaneri, è anche il continuo girovagare da una capannone all’altro, in attesa che lo storico quartier generale torni disponibile dopo i lavori di ristrutturazione. Girovagare che ha portato i volontari del Carnevale a insediarsi in un fabbricato a Calliano, concesso gentilmente dalla ditta Anzelini. «Sì, sono cinque minuti di macchina, ma i continui spostamenti (con l’avvicinarsi della grande sfilata, in programma martedì 13 febbraio, i volontari si trovano quasi tutte le sere, ndr) stanno mettendo a dura prova la sopportazione dei carristi. Speriamo che con il prossimo anno, in occasione della 60^ edizione, il cantiere dove nascono i carri del Carnevale possa tornare a casa».
Le rassicurazioni arrivano dall’amministrazione che tra l’altro, quest’anno, ha aumentato il contributo da 2.000 a 3.500 euro. «Mi sono confrontato con la sindaca Sandra Furlini e l’assessore Walter Ortombina e secondo il nostro cronoprogramma questo sarà l’ultimo anno in trasferta. - afferma fiducioso l’assessore alla cultura <+nero>Davide Nicolussi Moz<+testo> - In estate dovrebbero concludersi i lavori di adeguamento della caserma dei vigili del fuoco e dello stabile di via Zucchelli che, oltre ai pompieri, ospita anche il magazzino comunale e la sede del Comitato. Il Carnevale per i volaneri è una vera istituzione, ma i nuovi residenti e chi viene da fuori non sempre comprendono la passione che sta dietro a questo autentico momento comunitario. L’amministrazione l’anno scorso ci ha regalato otto nuovi bilici, molto più stabili rispetto ai rimorchi agricoli, sui quali costruire in assoluta sicurezza i colorati personaggi dei nostri carri. Speriamo che il prossimo anno, per la 60^ edizione, i carri siano otto e non tre. Non è tanto una questione di fare bella o brutta figura. L’impatto visivo forse ne risentirà un po’, ma ci sarà un gruppo mascherato in più, il pubblico delle grandi occasioni sicuramente non mancherà e la festa sarà come sempre travolgente».
A preoccupare è il calo di partecipazione. Non tanto delle maschere, sempre numerosissime, ma dei carri, la cui creazione richiede un impegno di gran lunga maggiore. «Speriamo non succeda - conclude Francesca a nome dell’associazione - ma sarebbe un vero peccato veder scomparire la tradizionale sfilata. Dopotutto siamo uno dei pochi carnevali del Trentino, e l’unico in Vallagarina, con i carri. Solo che questi non si costruiscono da soli. Bisogna crederci e anche i nuovi residenti devono lasciarsi contagiare dalla passione, dalla forza del volontariato e dalla fantasia».

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