La denuncia di un prof: «A scuola la formazione non conta»
«La Provincia spende milioni di euro per la formazione degli insegnanti, ma se ne dimentica quando vuole reclutare i nuovi dirigenti scolastici. Nella valutazione del curriculum degli aspiranti presidi, la formazione vale appena un 10 per cento. E i sindacati, che dovrebbero controllare l’operato della Provincia, sembra facciano finta di nulla».
È molto arrabbiato Pasquale Tappa, 55 anni, sposato con due figli, insegnante di Italiano e Storia in un Istituto superiore di Rovereto che, in base ai criteri stabiliti per il punteggio nel bando di concorso per dirigente scolastico, ha visto di fatto ignorato il suo vastissimo curriculum: «Non supero i 51 punti in graduatoria», osserva. E dal suo caso parte per fare una riflessione generale.
Il professor Tappa vanta un’esperienza nel mondo della scuola più che ventennale. È abilitato all’insegnamento anche di Latino, Geografia e Filosofia. Ha insegnato in Campania, in Sardegna, prima di approdare in Trentino e innamorarsi di Rovereto.
Il curriculum è quasi impressionante, si va dalla canonica laurea in lettere moderne con il massimo dei voti, al diploma magistrale; dal master universitario sui dsa (studenti con disturbi specifici dell’apprendimento, ndr), alla certificazione Epict (insegnamento tramite l’uso del computer ndr) ottenuta dopo aver seguito 600 ore di lezioni in 5 anni, e all’Ecdl versione 2017. Non solo, è laureando in scienze cognitive a Verona e conosce l’inglese (livello B1) e il tedesco, appreso all’università.
Amatissimo dai suoi studenti, è assai stimato anche dai suoi colleghi, che da anni lo confermano nella carica di rappresentante degli insegnanti nel Consiglio di Istituto (organo che collabora con il dirigente scolastico ad amministrare la scuola ndr).
Si direbbe un super-professore, insomma. Ma tutti questi titoli hanno per la Provincia scarso peso, se si vuole concorrere per un posto da dirigente, nonostante alcune certificazioni siano state conseguite proprio con l’Iprase (Istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa) che costa alla Provincia circa 4 milioni di euro all’anno. Prosegue il professor Pasquale Tappa: «Ho seguito i corsi proposti dall’Iprase che, per conto della Provincia, organizza cicli di aggiornamento per gli insegnanti. Negli ultimi anni ho tenuto in prima persona dei corsi di aggiornamento come facilitatore per l’insegnamento dell’Italiano agli studenti stranieri». Ma, continua Pasquale Tappa: «Nonostante l’alta qualità delle attività offerte dall’Iprase, mi sento di dire che è danaro sprecato. Anche il Clil, su cui la Provincia ha investito 36 milioni di euro, è riconosciuto per il punteggio del concorso soltanto se si ha l’attestato. Ma chi ha seguito il corso di metodologia Clil di 120 ore e svolge lezioni Clil in classe, da anni, non ha diritto a un punto in più».
Infine, una sarcastica chiamata di correità anche per la rappresentanza sindacale: «Cosa dicono i sindacati? Controllano la gestione dei fondi provinciali? Dovrebbero farlo, per esigere che i titoli siano utilizzabili anche nei concorsi. Altrimenti è chiaro il messaggio per gli insegnanti, state a casa ed evitate il masochismo dei corsi e della formazione».