Inchiesta Colli Zugna, dissequestro Via i sigilli a oltre 900mila litri di vino
Altro passo avanti per la cantina Colli Zugna di Mori, dove in questi giorni è stato dissequestrato un altro grosso quantitativo di vino dei sette milioni di litri che erano stati messi sotto sigillo a fine gennaio, nell’ambito dell’inchiesta per frode in commercio e contraffazione coordinata dal sostituto procuratore Fabrizio De Angelis. Per quest’accusa sono sette gli indagati, tra i quali i vertici della cooperativa vitivicinicola.
Questo nuovo dissequestro - dopo quello che era stato accordato il mese scorso e che riguardava una piccola quantità di vino che la cantina lavorava per conto terzi - riguarderebbe una quantità corposa di quanto attualmente è ancora bloccato nelle botti. Si parla di 900mila litri, gran parte del quale è destinato a Cavit, il consorzio di secondo grado del quale fa parte anche la cantina moriana. Il resto del dissequestro riguarda invece sempre vino sfuso ma che dovrebbe essere imbottigliato con le etichette della Colli Zugna. Un’altra buona notizia, dunque, dopo il difficile inizio anno della cooperativa.
«Confermo che c’è stato un dissequestro» risponde il commissario chiamato a gestire la situazione della cantina Colli Zugna, l’avvocato Roberto Bertuol. «Riguarda un importante quantitativo del vino che era stato sequestrato a gennaio, ma non posso essere più preciso. Posso dire però che il lavoro all’interno della cantina continua».
E il lavoro del commissario nominato a capo della cantina in questa fase si concentrerebbe in particolare su un aspetto non secondario nella filiera produttiva, la tracciabilità dei prodotti. Quando è scoppiato il «caso Colli Zugna» era emerso un problema di gestione delle giacenze, che l’ex direttore Luciano Tranquillini - stando alle accuse formulate in questa prima fase della complessa indagine - avrebbe cercato di risolvere con l’aggiunta di acqua. Allargando lo sguardo a tutta l’attività della cantina però, sarebbero emersi dubbi anche riguardo alla tracciabilità del vino presente in cantina. Anche per questo motivo l’indagine ha varcato i confini regionali ed ha coinvolto una cantina del Veronese, sul cui ruolo gli inquirenti vogliono fare chiarezza.
Su questo aspetto della tracciabilità, ossia la documentazione dal campo alla bottiglia, insistono in modo particolare le analisi dei campioni di vino prelevati in cantina, dai quali si può risalire al luogo di provenienza del prodotto. Soprattutto per quanto concerne il Doc, prodotto «di origine controllata», il protocollo è più rigido: essendo un prodotto di qualità maggiore sono chieste anche maggiori garanzie.
Garanzie sulle quali starebbe lavorando - come detto - il commissario Roberto Bertuol, che coordina ed indirizza i dipendi della Colli Zugna in questa difficile fase verso il ritorno alla normalità sia negli uffici amministrativi, che nei laboratori e nelle campagne.