Il Comune dichiara guerra ai bidoni di vestiti usati
Un piano per liberare Rovereto dai bidoni abusivi per la raccolta di abiti usati. È quanto sta predisponendo il Comune. L’uomo incaricato è l’assessore all’Ambiente Carlo Plotegher. «Sono tutti abusivi. Altro che solidarietà, si va ad ingrassare persone che si muovono nell’illegalità totale».
La presenza dei bidoni per la raccolta di abiti usati è ormai una costante da diversi anni. Alle volte scompaiono, spesso si «spostano» soltanto di qualche centinaio di metri. Ma quasi sempre sono accompagnati dalla vicinanza di cumuli di panni per terra misti a pattume vario. Fino a diventare delle vere e proprie mini-discariche a cielo aperto. Perché la dinamica imitativa del rifiuto è inesorabile: per un incivile che lascia un sacco di rifiuti a terra ce ne saranno altri tre pronti a fare altrettanto.
Finora l’amministrazione comunale ha affrontato la problematica caso
per caso: da un lato provvedeva alla pulizia del sito, dall’altro cercava di mettersi in contatto con le società responsabili del posizionamento del bidone. Operazione questa non facile, in quanto si è trattato sempre di realtà non trentine e difficili da interpellare. Del resto il problema dei «bidoni selvaggi» tocca numerosissimi Comuni italiani. «È un’operazione illegale che fa leva sui buoni sentimenti delle persone, per questo a maggior ragione da fermare».
Più facile a dirsi però. Perché le aree scelte per posizionare i bidoni sono sempre aree private ad accesso pubblico. Ovvero, spazi di proprietà privata non recintati. Questo limita molto l’azione del Comune, che non può legalmente intervenire su suolo privato. «Finora, quando ci siamo riusciti - spiega Plotegher - abbiamo contattato tramite i nostri legali i responsabili dei bidoni, minacciandoli di azioni legali». Però è, come detto, operazione complicata e lenta. Da qui l’idea, in questi giorni in via di elaborazione degli uffici, di fare appello alla legislazione nazionale in tema dei rifiuti urbani, che mette in capo alla sola amministrazione comunale o sua delegata la raccolta. «Vogliamo che il Comune abbia uno strumento legale - spiega Plotegher - per poter intervenire direttamente, tempestivamente e prelevare i bidoni».
Se non bastassero le motivazioni di carattere ambientale e legate alla difesa del decoro, valga il fatto che qui si parla anche di soldi. «Gli abiti usati hanno un valore commerciale, per quanto contenuto - spiegano gli uffici di Palazzo Pretorio –. Gli abiti raccolti al Crm di Marco vengono venduti da Dolomiti Ambiente ed i proventi, per quanto ridotti, contribuiscono a calmierare le tariffe per gli utenti». Un altro punto, questo, molto caro alla giunta. «In questi anni - ricorda Plotegher - abbiamo investito molto impegno sul fronte ambientale. Dall’apertura prolungata del centro di raccolta materiali alle raccolte dei rifiuti anche nei giorni festivi, dall’anticipo della raccolta al mattino in centro storico all’introduzione dei sacchi azzurri nominativi per gli imballaggi leggeri. Tutte migliorie che non sono costate un euro ai cittadini. Anche grazie ai proventi dei vestiti usati».