Il lupo è entrato in classe per farsi conoscere
Ecco l'esperienza dell'istituto comprensivo «Filzi» di Rovereto
Quando la scuola, attraverso i suoi dirigenti ed i suoi insegnanti, va oltre le «solite» lezioni in classe, è in grado di offrire agli alunni la possibilità di imparare in modo diverso. Qualche volta infatti vale la pena alzare la testa da libri e quaderni ed osservare la realtà che abbiamo intorno, quella in cui viviamo, magari facendoci guidare dall’occhio esperto di chi la conosce bene. È quel che è stato proposto ai bambini di due classi quarte e quattro classi quinte dell’istituto comprensivo «Filzi» Isera-Rovereto a Borgo Sacco. Giovedì mattina il folto gruppo di alunni con i propri insegnati si è seduto nella platea del teatro Zandonai per assistere alla fiaba musicale «Pierino ed il lupo», proposta dall’associazione Filarmonica. Erano arrivati preparati i ragazzi, perché il maestro che cura le lezioni di musica in tedesco (Clil), Federico Mozzi, aveva analizzato con loro in classe tutti gli strumenti e tutte le melodie dello spettacolo. Una volta a teatro, quindi, gli alunni hanno potuto gustare ogni particolare della messa in scena sul palcoscenico. Compreso il triste finale della storia, con il lupo che si mangia l’anatra. Del resto i bambini fin da piccoli il lupo lo conoscono così: come un animale che in ogni storia fa la parte del cattivo. L’animale di cui aver paura. Ma ora che il lupo è tornato a popolare anche le nostre montagne, vale la pena conoscerlo meglio, al di fuori dei libri disegnati e delle storie inventate sul suo conto. Vale la pena capire di chi stiamo parlando davvero.
È con questo intento, quello di proporre un approfondimento anche di tipo scientifico, che alle «Filzi» nella mattinata di giovedì sono stati invitati gli agenti del corpo forestali Andrea Brunelli, della stazione di Rovereto, e Tommaso Borghetti, della stazione di Ala. Assieme a loro c’erano anche Marta Gandolfi, naturalista della commissione Tutela ambiente montano della Sat, e Bepi Pinter, appassionato conoscitore della natura che ha fatto da collante tra le tre realtà coinvolte: la scuola, la Provincia e la Sat, di cui fa parte. Dal lupo delle favole al lupo dei nostri boschi, dallo spettacolo allestito sul palcoscenico dello Zandonai alle immagini reali delle fototrappole con le quali i forestali immortalano la fauna dei boschi. Una sorta di «Grande fratello» che aiuta gli agenti a monitorare le diverse specie. Nel caso del lupo per esempio a capire da chi è formato il branco e controllare abitudini e spostamenti.
Nell’aula magna della scuola la platea di alunni che è passata da una rappresentazione teatrale ad un approfondimento di tipo scientifico era ammutolita di fronte al racconto dei forestali e della naturalista. Non che siano mancate le domande o l’interesse da parte dei giovani uditori, ma l’attenzione era tale per cui non si muoveva una mosca in sala. Ma l’incontro, realizzato anche grazie alla collaborazione della dirigente Maria Teresa Dosso, è stato un momento formativo anche per gli insegnanti della scuola. Avere a disposizione gli esperti che quotidianamente si occupano di foreste e fauna sul nostro territorio, e poter interagire con loro, significa avere un libro aperto. Poter attingere alla loro conoscenza, poter fare domande e in certi casi sfatare anche i classici luoghi comuni. Come quelli delle favole che dipingono il lupo come un animale «cattivo», mentre il leone che si mangia pure i piccoli è il simbolo dell’animale «coraggioso». Il lupo è un predatore esattamente come lui perché così è sempre stato in natura, hanno spiegato i forestali. L’iniziativa delle scuole «Filzi» prende spunto, tra le altre cose, dalla cosiddetta legge Salvaterra (approvata in Provincia nel 2006) che in un territorio come il nostro, legato alla montagna, invita a parlare dell’ambiente collegandolo l’attività didattica. Ed è uno dei tanti esempi di come la scuola e gli enti possano lavorare in sinergia, per conoscere meglio e farsi conoscere.