Palazzo Sichardt, l'affascinante nuovo museo della città fra collezioni e orgoglio civico
Palazzo Sichardt - chiuso dal 1995 quando il Museo Civico si è trasferito in Borgo Santa Caterina - ieri è stato restituito alla città. Una lunga e preziosa opera di restauro ha riconsegnato il gioiello del 1739 ai roveretani che qui, d’ora in avanti, avranno la loro casa d’arte, conserveranno la storia e le donazioni degli illustri abitanti che nell’epoca d’oro della seta hanno trasformato l’urbe nell’Atene del Trentino. Anche per questo al taglio del nastro, ieri mattina, il sindaco Francesco Valduga era visibilmente commosso. E con lui il presidente della Fondazione Museo Civico Giovanni Laezza.
«Il Museo della Città è il luogo in cui la roveretanità può mostrare tutto quello che è stata e continua ad essere. - ha detto il primo cittadino - È un giorno di festa: nasce un nuovo museo e procede il cammino a suo tempo individuato verso il distretto dei musei con la valorizzazione del nostro patrimonio culturale».
Per Laezza, «questa è decisamente una scommessa. Per la scelta e per la proposta. Ma pensiamo che alla fine sarà una scommessa che vinceremo. Anche perché Rovereto è una città molto ambiziosa in fatto di cultura».
Entusiasta pure la direttrice del Civico Alessandra Cattoi: «Non capita mai di poter inaugurare un nuovo museo. Noi siamo fortunati».
Davanti a tanti cittadini - che per tutta l’estate potranno visitare palazzo Sichardt gratuitamente, godendo della memoria della città ma pure del fresco - la prima visita ufficiale nelle sale è stata condotta direttamente dalla curatrice degli allestimenti Francesca Bacci: «È un modello museografico “relazionale” e “partecipato”. Siamo di fronte ad una costruzione collettiva della conoscenza sulla città. La mission è trasmettere un senso di roveretanità e appartenenza, un senso civico alle prossime generazioni con postazioni ad hoc per la diffusione della conoscenza e degli studi locali. Ma si è voluto anche rappresentare la storia, la cultura e la bellezza di Rovereto ai visitatori provenienti da altri luoghi, per incrementare l’interesse e il flusso turistico. Questo allestimento crea un legame affettivo con i luoghi e, ripeto, accrescere l’orgoglio di essere roveretani. È un nuovo modello di conoscenza, non per discipline accademiche ma per temi, secondo le logiche policentriche della rete, invece che enciclopediche e compartimentalizzate. Questo approccio permette di articolare l’allestimento secondo strategie di storytelling. Il Museo della Città è in grado poi di offrire una risposta all’esigenza di dare spazio, visibilità e coordinamento all’espressione di iniziative promosse da associazioni culturali locali anche in un’ottica virtuosa di creazione di eventi di buon richiamo a costo contenuto. Ma è pure in grado di offrire una risposta all’esigenza di dare spazio e visibilità alle opere della quadreria comunale, per favorirne la conoscenza e lo studio».
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