I parrucchieri rassicurano tutti «I saloni sono a prova di virus»

«Un parrucchiere serve come il pane, anche al tempo della pandemia. Siamo indispensabili come i supermercati e sicuri come gli ospedali. Perciò, tornare a parlare di chiusura dei saloni di bellezza è solo un modo per metterci in ginocchio, dopo i soldi spesi per garantire sicurezza, igiene e a fronte di un calo dei profitti. Chiuderci è un modo per darla vinta ai soliti furbi, pronti a offrire la messa in piega a domicilio, beffandosi delle leggi. Contro provvedimenti antiparrucchieri faremo fronte comune».

Questa è la risposta che i titolari di alcuni fra i saloni di bellezza più apprezzati di Rovereto, danno alle voci che negli ultimi giorni si sono rincorse su un'imminente provvedimento di chiusura dei parrucchieri.
Il rischio, almeno per il momento, sembra scongiurato. Ma la preoccupazione rimane altissima fra gli operatori del settore, stretti fra la riduzione delle entrate e l'aumento delle spese a causa dei dispositivi per igienizzare le sale, e per mettere in sicurezza i dipendenti e gli avventori.
Ha le idee chiare Andrea Caputo di Bellezza studio: «Siamo un'attività essenziale, come i supermercati. Sentirsi a posto nel proprio aspetto serve a mantenere un barlume di normalità, soprattutto in momenti come questi, in cui tanti aspetti della vita sociale vengono a mancare. Perciò abbiamo investito per rendere sicure le nostre sale».

Non sembra campata in aria l'analisi di Andrea Caputo. Infatti, è chiaro a tutti che andare dal parrucchiere non è una frivolezza. «Quello che sostengo" – prosegue Caputo – è confermato dal fatto che proprio a me, nel corso della quarantena, sono stati proposti fior di quattrini per eseguire tinture, taglio di capelli e altro, sempre a domicilio. Non ho mai accettato. Ma altri ne hanno approfittato. Questo significa che anche se costretti a vivere isolati, non siamo disposti a rinunciare al nostro aspetto abituale».

È vero che la Provincia e lo Stato hanno erogato fondi per sostenere queste attività. Però, allo stesso tempo, sono aumentati i protocolli da applicare per essere autorizzati all'esercizio.
«Noi artigiani – commenta Hu Ping Ping di Neo-image - siamo in una situazione difficile. Abbiamo anticipato spese per guanti, mascherine, gel, modifiche al salone per garantire la distanza e abbiamo ridotto i posti per i clienti. Tutto per rispettare il protocollo del Trentino, più severo di quello nazionale. Imbustiamo e sanifichiamo tutto. E adesso cosa vorrebbero fare? Indicarci come responsabili dell'aumento del contagio? I nostri saloni sono a prova di virus».

Nonostante questo, la clientela si è fatta più guardinga e meno disposta a spendere con leggerezza, visti i tempi.
Ammette Concetta Saiola di Hair passion: «Ho paura di cosa succederà la settimana prossima. Il lavoro è diminuito, non potendo accettare più di due persone alla volta. E oggi molte clienti, soprattutto anziane, hanno paura di muoversi».
Un'impressione confermata anche dalla Petra di Innovation studio: «Tante clienti affezionate chiedono lavori brevi e veloci».
Eppure, farsi la permanente non dovrebbe essere un rischio per nessuno. «Altro che dare dell'untore ai parrucchieri» osserva Marika Sgrott del salone Claudio. «Sanno tutti che i focolai sono gli assembramenti serali e i trasporti pubblici. Vanno risolti quei problemi. Se ci chiudono, quanti riapriranno? Dovremmo unirci per difendere meglio le nostre ragioni».

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