Mattarella nomina Cavaliere il barbiere Plotegher: da anni taglia i capelli ai bambini autistici
Si sta spendendo, senza tanti clamori, per una società inclusiva, che accoglie tutti e cerca di abbattere le barriere fisiche e mentali che lasciano all’uscio il diverso. E lo fa in silenzio ma con grande passione tanto da attirare gente da ogni parte del Nord Italia. Trattando i clienti più delicati e problematici come gli altri, ovviamente mettendoli a proprio agio e costruendo intorno a loro un’atmosfera familiare.
Lui è un barbiere che ormai da qualche tempo si occupa per quattro-cinque ore alla settimana dei bambini autistici, clienti «speciali» che altri saloni non accolgono. Motivo? Non stanno fermi e ci si mette troppo ad occuparsi di loro «rischiando» di perdere avventori. Di questa sua sorta di volontariato sociale, adesso, si è accorto anche il capo dello Stato Sergio Mattarella che ha deciso di conferirgli un’«Onorificenza al merito della Repubblica italiana». E così il roveretano Christian Plotegher, 45 anni, da ieri è Cavaliere. Suo malgrado. Perché, appunto, riflettori e clamore non fanno per lui.
«Quando mi ha chiamato la segretaria di Mattarella invitandomi al Quirinale non ci credevo, pensavo fosse uno scherzo».
Invece è tutto vero: Christian è uno dei 36 i cittadini che quest’anno il presidente della Repubblica ha voluto premiare con l’«Onorificenza al merito della Repubblica italiana». Eroi di ogni giorno, distintisi per l’impegno quotidiano nella solidarietà, nel volontariato, per l’attività in favore dell’inclusione sociale, nella cooperazione internazionale, nella promozione della cultura, della legalità e del diritto alla salute. Tra loro, unico del Trentino Alto Adige, come detto c’è Christian Plotegher, il barbiere dei bambini autistici e inventore dell’«ora di quiete» nel suo salone di via Indipendenza «Barber Factory 1975».
L’artigiano lagarino ha scelto di trasferire nel Bel Paese il concetto americano di «quiet hour» riservato proprio agli autistici. E grazie al tam tam dei social network e dei siti di settore come «Dammi bacio, dammi bacio» ha richieste di appuntamenti da tutto lo Stivale.
«Arriva gente da Torino, Milano, Parma, Modena, dal Nord Italia in genere». Perché per un autistico tagliarsi i capelli può essere traumatico e trovare un barbiere disposto ad affrontare una situazione potenzialmente complicata da gestire non è facile: in troppi, come detto, rifiutano. Non Christian Plotegher.
Ma com’è che non si trova un parrucchiere in grado di sistemare la chioma ad un bambino, ancorché autistico?
«Purtroppo la realtà è questa. Alcuni colleghi non accettano autistici perché sono difficili da gestire, non stanno fermi e, oltre alla pazienza, ci vuole tempo. E loro dicono che nello stesso periodo si occupano di tre clienti, guadagnano di più».
In via Indipendenza, il numero di clienti «speciali» è in continuo aumento. «All’inizio avevo dedicato l’ora di quiete il martedì dalle 6 alle 7 del pomeriggio. Adesso sono già a cinque ore. Ma se sono pieno di appuntamenti e qualcuno mi chiede di venire la sera rimango volentieri a disposizione, mi occupo di loro davvero in maniera piacevole».
E poi c’è pure il servizio a domicilio. «Certo, ci sono casi più complicati, famiglie che hanno paura dell’ambiente, delle contaminazioni e allora io vado volentieri in casa a tagliare i capelli».
Il salone di Christian Plotegher è aperto da poco tempo ma, come si dice, è già avanti anni luce. Come mai questa scelta «speciale»? «Ho voluto lavorare con i bambini autistici dopo l’incontro con Tommy, affetto da una lieve forma di autismo, e così ho conosciuto il concetto di “quiet hours” e ho voluto portarlo qui. Ho provato più volte a diffondere questa pratica che non è solo inclusiva ma anche appagante da un punto di vista di crescita professionale e personale».
E, non a caso, da Bolzano a Bologna, da Milano a Torino sono in crescita «i viaggi dei capelli» per affrontare forbici e pettine e, soprattutto, un sorriso amico e accogliente che, anche solo per un attimo, abbatte le barriere sociali e del portafoglio da riempire ad ogni costo.
«Per me è molto appagante. Non sono uno che regala soldi o offerte ma mi piace concedere il giusto spazio anche a questi bambini. E mi piace lavorare bene, fare un bel taglio perché è giusto così. La famiglie sono sempre molto contente, manco avessero vinto un milione di euro».
Come si lavora con questi clienti particolari? «Si devono mettere a loro agio. Di solito abbasso le luci, spengo la musica ed elimino ogni rumore. Niente rasoio, quindi, ma solo forbici. E poi quando li pettino li accerezzo, per loro l’appuntamento dal barbiere diventa una coccola e tra l’altro comunichiamo con i disegni. Ci vuole pazienza ed empatia e infatti ci guardiamo sempre negli occhi, cosa che non fanno praticamente con nessuno».
Un atteggiamento che ora è valso a Christian il titolo di Cavaliere. «Ma mi vergogno un po’ di questa cosa. Mi meraviglia davvero che abbiano pensato ad un’onorificenza visto che non faccio nulla di straordinario o miracoloso ma solo qualcosa che mi rende felice. Per me è routine, una cosa normale. E la mia sfida è fare un bel taglio».