Rovereto / Il caso

La maestra no-mask perde in tribunale: il giudice conferma il licenziamento

Lorena Simoncelli non indossava la mascherina alla scuola materna: ora annuncia che continuerà in appello la battaglia legale. La sua storia ha fatto il giro del web

ROVERETO. L'insegnante no-mask non sarà in classe a settembre, quando riapriranno le scuole. Il giudice del lavoro Giorgio Flaim ha respinto il ricorso contro il licenziamento comminato dalla Provincia e spento ogni speranza per la maestra Lorena Simoncelli, fino a pochi mesi fa di ruolo alla materna di Sant'Ilario a Rovereto, presente in udienza accanto all'avvocato Edoardo Polacco.

«Siamo pronti a presentare appello» ha detto a caldo il legale, che attraverso il suo profilo Facebook ha invitato a sostenere l'insegnante presentandosi davanti al tribunale di Trento. E un manipolo di persone in largo Pigarelli a Trento c'era, con manifesti e bandiere dell'Unione sindacale di base Usb.

«Lorena è stata licenziata in tronco senza preavviso per non aver indossato la mascherina a scuola, con una procedura quindi che ha ignorato ogni norma di legge o contrattuale» spiegava il legale sui social nei giorni scorsi.

Pungente il suo commento ieri quando, alle 13, il giudice ha letto il dispositivo: «È stata la sentenza più veloce della storia, arrivata dopo tre ore. Altro che riforma Cartabia - ha evidenziato l'avvocato Polacco -. Non sono stati ammessi né i certificati medici né le prove testimoniali».

Va avanti per la propria strada la maestra Lorena: «Non ho niente da perdere, sono convinta a fare appello», ha detto parlando per la prima volta con i giornalisti, spiegando che era di ruolo da sei anni dopo un'esperienza ventennale e che aveva scelto come sede di insegnamento la scuola di Sant'Ilario perché in possesso di una specializzazione linguistica.

Non ha più avuto contatti con i genitori dei suoi 23 bimbi della materna dal giorno della sospensione, a parte con una mamma che l'ha chiamata nei mesi successivi.

Nel dicembre scorso Lorena Simoncelli aveva raccontato la sua storia in un video sul sito Byoblu.com, evidenziando che al rientro in aula nel settembre 2020 le maestre dovevano tenere la mascherina per tutto l'orario di lavoro, mentre i bambini della materna no.

La sua decisione di non indossare quel tipo di protezione era suffragata - spiegava nelle motivazioni consegnate alla Provincia - da relazioni di «medici illustri come Stefano Montanari e Giuseppe De Donno, secondo cui portare la mascherina diverse ore al giorno crea gravissimi danni alla salute», da certificazioni di psicologi e pedagogisti «che sostengono come interagire con adulti che hanno il viso semicoperto provochi gravi danni ai bambini, sia a livello di linguaggio, che a livello psicologico», e da dichiarazioni di avvocati «secondo cui l'obbligo di mascherina va addirittura contro la Costituzione».

La Provincia, smentendo la ricostruzione dell'insegnante che sosteneva di aver lavorato per un mese intero senza mascherina, era subito intervenuta avviando un procedimento disciplinare che ha portato inizialmente alla sospensione.

«La condotta irregolare ci è stata segnalata fin dai primi giorni della riapertura. E la maestra ha ricevuto diversi richiami e ammonizioni prima di essere allontanata dalla scuola materna, come forma di precauzione dei bimbi frequentanti e delle colleghe» spiegava all'Adige il Servizio reclutamento e gestione del personale della scuola dalla Provincia.

A licenziamento avvenuto, il Dipartimento istruzione aveva precisato che non indossare il dispositivo viene ritenuta «una violazione del regolamento interno grave», perché «le mascherine sono non uno strumento a protezione del singolo dipendente, ma soprattutto a protezione dei bimbi e dei colleghi». Ma. Vi.

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